12-08-2021 ore 20:28 | Cronaca - Vailate
di Gloria Giavaldi

Da Vailate a Tokyo, Piero Baffi torna a casa: 'appenderò la maglia azzurra nel mio studio'

In una foto mostra la medaglia d'oro in primo piano, il suo volto fa capolino. “Sono soddisfatto, ma non l'ho mica vinta io”. L'hanno vinta Simone Consonni, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Filippo Ganna, i campioni olimpici dell'inseguimento a squadre nel ciclismo su pista. A Tokyo hanno realizzato il record del mondo. “Come membro dello staff italiano del ciclismo è stata comunque una grande motivazione”. Per Piero Baffi, giovane fisioterapista di Vailate, sarà bello in futuro, rivedendo quelle foto tra gli atleti, poter dire “io c'ero”. “In una veste diversa, ma c'ero. Certo non è la stessa cosa. Da atleta l'Olimpiade è un sogno, da fisioterapista resta comunque un lavoro: bello, stimolante, impegnativo, unico, ma pur sempre un lavoro”.

 

Souvenir giapponesi

Uno di quelli che fanno macinare chilometri. Da Vailate a Tokyo, Piero deve ancora recuperare il fuso orario. “In Giappone ho respirato aria nuova: è stata la mia prima esperienza olimpica. Ad esempio, ho imparato che esiste un'usanza tra nazioni diverse di scambiarsi alcune spillette. Non lo sapevo, quindi le ho regalate via. Non mi servivano” ride. È una risata che profuma di semplicità. “Ho cercato di prendere anche a Tokyo una tazza. Faccio così in ogni posto in cui vado per ricordarmi di esserci stato, ma non ho potuto: era sempre tutto chiuso”. Poi “la maglia azzurra firmata dagli atleti, quella sì, verrà presto appesa nel mio studietto. Conoscevo già ciascuno di loro, ero già inserito nel gruppo guidato dal ct Marco Villa (anche lui cremasco ndr) quando gareggiavo, poterli seguire alle Olimpiadi e vederli trionfare è stata una grande opportunità”.

 

Realizzare sogni

Fisioterapista dal 2017, Piero è stato anche un ciclista. “Ho smesso di correre quando mi sono iscritto all'università. Ora osservo gli atleti da una prospettiva diversa. È bello, ma non è la stessa cosa. La fatica si avverte maggiormente, forse perché i sogni sono ridimensionati. Sono un fisioterapista: questo è il mio lavoro. Spesso lo svolgo lontano da casa, con ritmi impegnativi, ma resta il mio lavoro”. Anche se con la maglia azzurra indosso. “Quando sei un atleta, conta solo l'obiettivo, o meglio il sogno di una vita: vincere le Olimpiadi. Poco importano i ritmi frenetici, i lunghi viaggi, la distanza da casa, il sogno è ad un passo. Vale la pena correre per realizzarlo”.

 

Emozioni vere

Come Simone, Francesco, Jonathan e Filippo in finale contro la Danimarca o come Elia Viviani, medaglia di bronzo nell'omnium maschile di ciclismo su pista. “Una medaglia è sempre una medaglia”. E, a volte, anche un'emozione. “Non sono solito lasciarmi andare, ma nella vittoria del quartetto azzurro in semifinale contro la Nuova Zelanda l'ho fatto ed ho abbracciato anche chi avevo vicino. Lo sport è così, ogni tanto ti frega e ti fa emozionare”. Con una medaglia d'oro olimpica tra le mani non è difficile crederlo.