11-07-2018 ore 10:44 | Cronaca - Crema
di Marilisa Cattaneo

Crema. Strategie e linguaggi della mafia. Il questore Bonaccorso sulle Strade di legalità

"Oggi la mafia è forse più forte di prima. Tutti dobbiamo impegnarci nel nostro quotidiano, lavorare per fermare questo fenomeno pericoloso". Così il questore di Cremona Gaetano Bonaccorso ha chiuso l'incontro di martedì sera in largo Falcone e Borsellino a Crema. Il dirigente capo della polizia di Stato è stato il quarto ospite della rassegna 57 giorni di legalità, organizzato dalla Consulta dei giovani. "Il primo comandamento della mafia - ha spiegato il questore - è acquisire consenso sociale mostrando alle persone un volto buono di sè. Non operano in modo feroce e violento ma nascondono il pericolo. Le gente, secondo la loro ideologia, non deve avere paura dei mafiosi ed è significativa la differenza fra la percezione di sicurezza e la reale mancanza di essa".

 

Strategia, obiettivi e guerra allo Stato

Per Bonaccorso "Cosa nostra ha adottato una comunicazione efficace e una strategia precisa, cercando di negare la propria esistenza e utilizzando in modo strumentale il proprio nemico". La figura del mafioso-antimafioso ma anche gli incontri e i convegni per "svuotare lo Stato della sua identità e per rafforzare il proprio potere con l'unico obiettivo di raggiungere l'egemonia, a costo di utilizzare in modo strumentale anche i propri amici". Il 31 gennaio 1992 la sentenza di terzo grado della Cassazione ha chiuso il maxi processo: "Cosa nostra si è sentita tradita ed è stato in quel momento che si è scatenato l'inferno nell'inferno. A guidare il clan Totò Riina, un uomo feroce e arrogante che dichiara guerra allo Stato". Iniziano le stragi ma al tempo stesso "inizia il declino della mafia che perde il consenso sociale, mostrandosi per quella che è".

 

Le parole 'non dette' e le prove

La longevità dell'organizzazione mafiosa passa anche attraverso un linguaggio "di parole non dette, di dialogo fatto di simbolismi per comunicare il proprio potere". Un modo per tutelare se stessi e la struttura e per "non lasciare tracce documentali". Con lo sviluppo delle intercettazioni ambientali il mafioso Bernardo Provenzano decide di adottare i pizzini: "In questo modo, però, realizza le prove che distruggono Cosa nostra, svelandone la composizione e le trame. Cos'è la mafia oggi? Come possiamo fotografarla?" Secondo il questore "è necessario porsi queste domande quando non ci sono evidenze, quando tutto sembra tranquillo perchè è proprio in quel momento che la mafia sta lavorando. È fondamentale agire con fermezza contro questa criminalità: la mafia è un fenomeno pericoloso e oggi forse più forte di allora".

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