10-02-2019 ore 21:28 | Cronaca - Crema
di Riccardo Cremonesi

Crema, celebrazioni per il Giorno del ricordo. Bonaldi: “raccontare la storia con onestà”

“Studiare la storia e ricordarla è un dovere morale che investe ciascuno di noi. Sottrarsene, significa confondere noi stessi ma soprattutto i più giovani, a cui abbiamo l’obbligo di raccontare la storia con onestà e senza strabismi ideologici, ma distinguendo tra gli uomini che hanno cercato di sopprimere vite e libertà di altri, ed uomini che hanno fatto di tutto per impedirlo, pagando spesso con la vita”. Così il sindaco Stefania Bonaldi stamattina alle celebrazioni del Giorno del ricordo che si sono svolte davanti alla lapide di piazza Istria e Dalmazia alla presenza delle autorità civili e militari.

 

Orrore innescato dal nazionalismo
“Le Foibe e l’esodo giuliano dalmata sono stati così ostinatamente ignorati ed omessi colpevolmente. Oggi invece li ricordiamo e facciamo nostra l’ingiustizia senza senso e senza rimedio subita da quei nostri fratelli italiani, brutalizzati negli anni ‘40 e nell’immediato dopoguerra nelle terre del confine orientale, a cavallo tra l’Italia e la Jugoslavia. L’innesco di quei fatti si chiamava nazionalismo, ispiratore di pretesti politici, con il corredo di pulizie etniche contro gli oppositori, e di pretesti sociali, che portarono a colpire la classe media, il nerbo della vita civile di quei territori. Nazionalismo, una brutta parola che oggi torna prepotentemente di moda e ci minaccia, veicolata da imbonitori che anche qui ed ora trovano ascolto”.

 

La cronaca attuale
“L’attualità è la nostra sfida – conclude il sindaco - il campo dove dimostrare che rifiutiamo davvero che certi eventi del passato tornino a ripetersi. Ho invece l’impressione che spesso le dispute lontane servano a molti per omettere il giudizio e l’impegno sulle violazioni vicine, quelle di oggi, discussioni che ci fanno appassionare alla storia e tralasciare la cronaca, perché quest’ultima esce dalle nostre zone di confort. È scomoda, la cronaca, ci costringe a prendere posizione non in astratto, a chiederci cosa siamo disposti a fare per cambiare le cose qui ed ora. Ci costringe a chiederci, ad esempio, se possiamo ancora assistere inermi alle tragedie e ai rimbalzi di responsabilità sui barconi che solcano il mediterraneo, se possiamo voltare le spalle a quanto sappiamo avvenire nei lager libici, se possiamo fare finta di nulla di fronte a leggi che sembrano negare anche i diritti primari, qui ed ora, nel nostro Paese, situazioni cui preferiamo reagire con titoloni sui giornali o con cinque minuti di contrizione o magari proprio solo col silenzio. Oggi rendiamo omaggio ai fratelli che perirono o che subirono provvedimenti disumani per mano di un regime antidemocratico, un regime comunista e totalitario”.

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