07-07-2019 ore 20:04 | Cronaca - Roma
di Riccardo Cremonesi

Ecomafia, in crescita i reati ambientali in Lombardia. Il rapporto 2019 di Legambiente

La lunga mano della criminalità ambientale s’impone sulla Lombardia. Secondo i dati del rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente la nostra regione è al settimo posto in Italia per il numero di reati ambientali: il 5,7% delle infrazioni accertate, infatti, avviene sul territorio lombardo e si innesta principalmente nel settore del ciclo dei rifiuti e del cemento. Secondo il presidente Barbara Meggetto, “la Lombardia, prima regione del Nord in questa poco lusinghiera classifica, si conferma territorio cruciale nei circuiti illegali su tutti i fronti ambientali. In uno dei centri pulsanti dell'economia e della finanza nazionale le famiglie mafiose, dopo essersi infiltrate, hanno proseguito con una vera a propria colonizzazione d’interi settori economici, basti pensare alla movimentazione terra, senza trovare veri ostacoli nella società civile”.

 

Il rapporto 2019

I dati mettono in luce una crescita del numero di reati relativi al ciclo del cemento, così come lievitano i reati relativi alle filiere agroalimentari e quelli commessi nel ciclo dei rifiuti, dati che però sottolineano anche l’ottimo funzionamento del nuovo modello di tutela penale dell’ambiente ottenuto quattro anni fa grazie alla nuova normativa. La legge n. 68 del 29 maggio 2015 ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, con i nuovi delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, impedimento del controllo e ha inasprito le pene per il reato di omessa bonifica, con una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle sull'ecomafia o sui pubblici funzionari corrotti, oltre a misure molto drastiche come la confisca dei beni e sanzioni severe contro la responsabilità giuridica delle imprese.



 

L'interesse delle mafie nell'edilizia

Il ciclo illegale del cemento quest’anno fa notizia per la crescita esponenziale dei reati contestati. Quello dell’edilizia è storicamente un settore dove mafie e corruzione costituiscono, insieme, un pericoloso convitato, che inquina il settore degli appalti e dei cantieri. Lo testimonia l’inchiesta condotta dalla Dda di Milano a maggio scorso raccontata proprio nelle pagine del dossier presentato da Legambiente. Un’operazione che ha coinvolto novantacinque persone, tra politici, amministratori pubblici e imprenditori che la procura non ha esitato a definire “predatori come in Jurassic Park”. Secondo l’accusa, avrebbero costituito una holding dedita all’accaparramento illegale di appalti nelle province di Milano e Varese, in affari con la ‘ndrangheta locale. Delle 266 infrazioni accertate in Lombardia per quanto riguarda il ciclo del cemento, che hanno portato a 25 sequestri di cantieri e materiali edili e 355 denunce, è Sondrio la provincia in testa alla classifica regionale, con 60 reati contestati, seguita da Brescia con 57 e Bergamo con 44. La provincia di Cremona è undicesima in classifica, al penultimo posto, con tre infrazioni accertate e quattro denunce.
 

L'affare rifiuti
Resta alto anche il numero di inchieste riguardanti il settore dei rifiuti, che in Lombardia vede un florido mercato dell’illecito, emerso negli ultimi anni anche attraverso i crescenti episodi di incendi di impianti di trattamento e discariche abusive. È Brescia a guidare la classifica, con 94 infrazioni accertate, pari all’1,8% di tutta la nazionale, 91 denunce e 45 sequestri. Il bresciano, infatti, è una provincia fortemente caratterizzata dalla presenza di discariche e imprese che operano nel settore dei rifiuti, rendendo il territorio particolarmente interessante per chi fa del malaffare il proprio business. Seguono distanziate Bergamo e Pavia con 62 reati contestati. Cremona è ultima in classifica con una sola infrazione accertata.

 

I reati riguardanti gli animali

Nel campo dei delitti contro gli animali e la fauna selvatica, è ancora una volta Brescia la provincia con il più alto numero di infrazioni accertate in Lombardia, 154 con 100 denunce e 125 sequestri. In questo trend che vede il bresciano territorio particolarmente sotto i riflettori, si inserisce il caso dell’allevamento Green Hill, il cui processo vede Legambiente costituita parte civile. È di pochi giorni fa la notizia delle condanne in appello per un veterinario e tre ex dipendenti, che ha ribaltato l’esito del primo grado di giudizio. I reati contestati presi in considerazione dal dossier riguardano il maltrattamento o l’impiego illecito di animali come corse clandestine di cavalli o combattimenti di cani, bracconaggio o pesca di frodo, allevamenti illegali e commercio di specie protette, un mercato, questo, che ancora oggi frutta 3,2 miliardi in Italia. In provincia di Cremona sono state accertate sei infrazioni che hanno portato ad altrettante denunce e a cinque sequestri.

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