06-11-2021 ore 15:28 | Cronaca - Crema
di Gloria Giavaldi

Beni confiscati alle mafie: la situazione attuale e l'avvio di 'un laboratorio di legalità'

“La circostanza che sul nostro territorio, nei comuni di Palazzo Pignano e Spino d'Adda, vi siano decine di immobili (ben 80 particelle catastali) confiscati, oltre che interrogarci sulle infiltrazioni mafiose da cui non siamo evidentemente esenti, deve spronarci ad agire per la ridefinizione a finalità collettive di queste strutture” Lo ha detto il sindaco di Crema Stefania Bonaldi in occasione del convegno Dai beni confiscati alla mafia al loro riutilizzo per la collettività, che si è tenuto nei giorni scorsi presso la sala Alessandrini di Crema. Hanno partecipato Davide Pati, dell'associazione Libera, Roberto Bellasio dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

 

La situazione nel Cremasco

Tra loro anche Nicolò Bassi, presidente del presidio cremasco di Libera, con cui abbiamo fatto il punto: “i beni confiscati sono per lo più appartamenti e garage collocati in larga misura nel territorio cremasco: a Palazzo Pignano, in particolare nella frazione di Scannabue, Spino d'Adda e Soresina. Da un lato questi immobili suggeriscono la presenza pure sul nostro territorio di un certo tipo di criminalità, dall'altro rappresentano un'opportunità di contrasto al fenomeno con un loro riutilizzo a fini sociali. Trattandosi per lo più di abitazioni, potrebbero essere impiegati per rispondere concretamente all'emergenza abitativa”. Il tema è regolamentato dalla legge 109/96. Secondo una recente ricerca effettuata da Libera, ad oggi sono 151 in Lombardia i soggetti impegnati nel riutilizzo a fini sociali di immobili confiscati alle mafie. “Si tratta di procedure lunghe e complesse, ma che ci auguriamo possano portare buoni esiti anche sul nostro territorio”. Per l'assessore al welfare Michele Gennuso “alcuni beni potrebbero divenire sede di una comunità per donne maltrattate, oggi assente nel Cremasco. È un'occasione per rilanciare questi beni, per consegnarli alla collettività e renderli utili al bene comune”.

 

Laboratorio di legalità

L'evento di sabato voleva “iniziare un percorso strutturato di legalità con gli amministratori e le realtà associative che a vario titolo hanno trattato il tema”. Fondamentali in tal senso anche le testimonianze di Luca Durè, sindaco di Cisliano ed Emanuele Manzoni, assessore al welfare del Comune di Lecco. “Queste esperienze di riutilizzo, rispettivamente a vantaggio di famiglie in difficoltà ed anziani, hanno dimostrato come il contrasto alle mafie sia una battaglia trasversale, priva di colore politico. La mafia è un problema che riguarda tutti: si infiltra dove ci sono fragilità nel sistema sociale e agisce. Dobbiamo continuare a camminare insieme, uniti e coesi: dobbiamo generare anticorpi a partire dalle nostre piccole comunità. Ho chiesto ai giovani di Libera, Rinascimenti, della Consulta studentesca, della Consulta dei giovani e del sindacato di creare un tavolo di confronto sul tema della legalità”.

 

Combattere la disinformazione

Necessario da questo punto di vista anche il coinvolgimento degli amministratori che devono “prima di tutto essere informati circa le opportunità di riqualificazione di detti beni. Spesso il primo problema – riprende Bassi – su questi temi è determinato dalla disinformazione. Anche su questo noi giovani dobbiamo unire le forze e fare fronte comune”. La mafia si combatte insieme: “sicuramente è sorta al Sud Italia, ma oggi non è più un problema del Sud. Ormai al nord non si può parlare di semplici infiltrazioni: anche qui è radicata”.

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