05-11-2018 ore 20:17 | Cronaca - Crema
di Andrea Aiolfi

Crema. Nuova Generazione, il progetto per il canale Vacchelli dell'architetto Giulia Nardò

Tra i progetti più discussi e affascinanti di Una nuova generazione, la tesi Un parco lineare tra acqua e terra – Mobilità dolce e progetto di spazi aperti lungo il canale Vacchelli: proposta di riqualificazione leggera di aree rurali abbandonate, scritta da Giulia Nardò, classe ’92, diplomata nel 2011 al Liceo Munari di Crema e master del Politecnico di Milano in Progettazione Tecnologica e Ambientale nel 2016. L'idea di concentrarsi sul canale Vacchelli è nata dalla volontà di affrontare il tema della dismissione in ambito rurale e le sue potenzialità: la collocazione in ambito agricolo e la fruizione ciclabile e pedonale.

 

Il parco lineare

La creazione di un parco lineare parallelo al corso d’acqua offrirebbe l'opportunità di connettere i principali sistemi ambientali del territorio - i parchi regionali dell'Adda, del Serio, dell'Oglio - e di ordinare lungo il suo asse ciò che si incontra lungo il percorso: aree dismesse, manufatti storici e paesaggi. Il progetto consiste nella trasformazione degli spazi aperti adiacenti alle aree dismesse; edifici abbandonati sono presenti in 16 comuni del cremasco: un modo per “progettare l'attesa”, prima dell'arrivo delle idee concrete di amministrazioni e proprietari. In sostanza si tratta della riappropriazione degli spazi aperti tramite l'inserimento di funzioni a costo 0, eventi o altro che permettano al visitatore di vivere esperienze sempre diverse.

 

Precedenza al recupero

Il messaggio generale del progetto è che è necessario un cambio di direzione che escluda nuove costruzioni. Dare precedenza al recupero del patrimonio edilizio dismesso porterebbe a una riduzione del consumo di suolo e all'avvio di progressivi processi di riqualificazione del contesto urbano in cui questi manufatti sono inseriti. Giulia è stata ispirata dal Parco lineare realizzato a Caltagirone dallo Studio Nowa. Ecco il fulcro del loro pensiero: "L'architettura deve affrontare una nuova dimensione, quella di superficie, niente metri cubi, ma distese di paesaggio, che da sempre hanno invaso i nostri occhi, senza mai essere viste".

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