04-02-2020 ore 17:15 | Cronaca - Milano
di Andrea Galvani

Milano. Le dichiarazioni di Ousseynou Sy, la Corte vuole una nuova perizia medico legale

Prosegue il processo a Ousseynou Sy. Nell’udienza di ieri, 3 febbraio, sono stati sentiti gli ultimi testimoni. In particolare i testi citati dalla società Autoguidovie, all’interno del processo quale responsabile civile, eventualmente tenuta a risarcire i danni provocati da quello che all’epoca dei fatti lavorava per loro come autista. Alcuni colleghi hanno descritto Sy come una persona tranquilla e gioviale. Come emerso in passato, è stato ribadito che non avesse mai parlato di politica e men che meno avesse dimostrato interesse per il problema degli immigrati che arrivano nel nostro paese dal Mediterraneo. Un uomo che mai avrebbe fatto pensare ad un gesto come quello del marzo del 2019. Anche il medico del lavoro che lo aveva visitato negli anni scorsi per conto delle Autoguidovie ha parlato di una persona sana e di non avere mai riscontrato in lui patologie tali da non ritenerlo idoneo al lavoro.

 

Sensibilizzare l’opinione pubblica

Il momento più atteso è stato l’esame dell’imputato: Sy Ousseynou ha sostenuto dopo l’entrata in vigore del decreto legge Salvini bis ha iniziato a pensare che doveva fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica e indurre il Parlamento a cambiare le leggi sull’immigrazione, in modo da impedire che si ripetesse ancora la tragedia delle morti di bambini in mare. L’idea del gesto eclatante, col dirottamento dell’autobus degli studenti, è nata in lui una settimana prima della sua attuazione. Incalzato dalle domande del pubblico ministero Luca Poniz, ha negato con forza l’intenzione di fare del male ai 50 ragazzini, ai due professori e alla bidella saliti quella mattina sul pullman.

 

Versioni contrastanti

Ha invece sostenuto che fin dall’inizio ha cercato di tranquillizzare gli occupanti, dicendo loro che non avrebbero subito alcun male e che tutto sarebbe finito nel migliore dei modi. Affermazioni in contrasto con le dichiarazioni dei ragazzi e degli adulti, secondo i quali, invece, al momento della partenza verso Milano, l’autista li avesse minacciati dicendo che non ne sarebbero usciti vivi. Anche la benzina sparsa sul pavimento del bus, il coltello e l’accendigas – sempre nel racconto dell’autista - dovevano servire solo da deterrente, per tenere lontane ed impedire un intervento delle forze dell’ordine. Il vero scopo – ha sostenuto Sy - era quello di arrivare nel territorio di Milano, in modo da essere arrestato e quindi giudicato in un grande tribunale, uno dei più grandi d’Italia. Così avrebbe ottenuto grande visibilità.

 

La perizia medica

Nessuna volontà quindi di fare del male ai bambini, nessuna volontà di arrivare sulla pista di Linate per chiedere di essere imbarcato su un aereo che lo portasse in Senegal, come invece aveva dichiarato poco dopo l’arresto, ma la lucida volontà di compiere qualcosa che attirasse l’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa e delle istituzioni su di lui e sul suo gesto. E per fare questo, per sua stessa ammissione, non ha esitato a mettere in pericolo l’incolumità di più di 50 persone, per la maggior parte minorenni, allo scopo di raggiungere un obiettivo da lui ritenuto più importante ed indifferibile. Al termine dell’udienza, su richiesta del difensore dell’imputato, la Corte ha deciso di disporre una perizia medico – legale volta a stabilire la sua capacità d’intendere e di volere. Il compito sarà svolto da due psichiatri: riceveranno l’incarico alla prossima udienza, fissata per lunedì prossimo.

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