02-06-2015 ore 19:00 | Cronaca - Crema
di Stefano Zaninelli

Scuola pubblica mon amour, la protesta colorata contro la riforma del governo Renzi

Dai palloncini alle bolle di sapone al truccabimbi, passando per il volantinaggio, la giocoleria il Discorso sulla Costituzione e la musica dei Jolli Grog: tutto questo è Scuola pubblica mon amour, l’iniziativa organizzata dal Coordinamento della e per la scuola pubblica oggi pomeriggio in piazza Duomo. Iniziative ludiche e politiche si sono fuse assieme in una partecipata manifestazione contro la riforma scolastica del governo Renzi, ribattezzata La buon scuola.

 

Scuola della Costituzione

“Scendere in piazza il 2 giugno, durante la Festa della Repubblica è una scelta precisa – spiega Claudio Patrini, del Coordinamento – noi ci riconosciamo nella scuola della Costituzione. L’articolo 33 dice che le scuole private si possono fare, ma “senza oneri per lo Stato”. Sancisce la libertà di insegnamento, principio che decade conferendo i superpoteri al preside. Rimaniamo vincolati da indicazioni nazionali, ma con La buona scuola il dirigente potrà redigere il piano offerta formativa e scegliere direttamente lui i docenti. Tutto ciò creerà una grossa disparità tra scuole”.

 

Riforma imposta dall’alto

Le criticità stanno a monte: secondo il Coordinamento, è l’impianto normativo nazionale a fare acqua. “Ci sono punti critici che questa riforma non affronta – prosegue Patrini – perché è stata imposta dall’alto e non condivisa. Ben venga una riforma scolastica, ma non così: per questo il mondo della scuola ha preso posizione contro il provvedimento. Siamo per maggiori investimenti del Pil a favore dell’istruzione, mentre il Documento di economia e finanza dimostra che oggi, al di à delle chiacchiere, si prevedono altri tagli. Questo influisce sulle dimensioni delle classi, ormai sempre più affollate. Così si tagliano le ore per l’alfabetizzazione degli alunni stranieri, per il recupero e per lo sviluppo degli gli alunni più bravi”.

 

Piazza Duomo, lo spazio truccabimbi (foto © Cremaonline.it)

Scavalcare il sindacato

“La scuola è cambiata ed è cambiata la società: ci sono classi sempre più problematiche. Eppure, si continua a non affrontare i punti focali. Chi ha analizzato La buona scuola, come abbiamo fatto noi, ha osservato come non si tratti di una riforma ma di un modo per scavalcare il sindacato su tutte le materie contrattuali. Come insegnanti, abbiamo un contratto scaduto da 7 anni e intanto ci vengono a parlare meritocrazia. Se lo Stato applicasse il contratto, si accorgerebbe che dovrebbe molti più soldi ai docenti. Ciò nonostante si continua a finanziare le scuole private, nonostante le indagini Ocse abbiano messo in risalto come siano proprio queste ultime ad abbassare gli standard qualitativi del sistema dell’istruzione”.

 

Il nodo finanziamenti

“Grazie a un emendamento, poi stralciato, si sarebbe potuto assegnare il 5 per mille alle scuole. Non è tanto sbagliato il criterio del finanziamento in sé, ma la destinazione: i soldi vanno spalmati tra le situazioni in cui si registrano emergenze, perché è più probabile i cittadini scelgano di devolvere ad una scuola del centro città rispetto ad un istituto di un quartiere problematico. Non solo: siamo davvero sicuri un’industria abbia un tornaconto ad investire in una scuola periferica piuttosto che in una scuola prestigiosa? Noi siamo per la scuola pubblica, di tutti, per tutti, inclusiva degli svantaggiati e dei diversamente abili: siamo per la scuola pubblica mon amour – conclude Patrini – come quella del modello finlandese, il migliore in Europa, dove il governo investe il 6% del Pil e le scuole private non esistono”.