22-01-2013 ore 11:01 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Collegio Lombardia 3. PdL, presentata la lista dei candidati. Cremaschi e cremonesi a forte rischio. L'analisi di Antonio Agazzi

E' stata consegnata ufficialmente al tribunale di Mantova la lista del Popolo della Libertà per quanto concerne il collegio Lombardia 3, che comprende le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova. Ecco i primi cinque componenti, quelli che hanno maggiori possibilità di essere eletti: Daniela Santanchè capolista, seguita da Paolo Alli, dal segretario provinciale pavese Dario Invernizzi, dal capogruppo PdL nel consiglio comunale di Verona Daniele Polato ed il cremasco Gianni Rossoni, già assessore e vicepresidente della regione che a questo punto rischia seriamente di non venire eletto.

L'analisi di Agazzi
L'ex presidente del consiglio comunale cremasco Antonio Agazzi è candidato, al 30° posto, per il Senato. L'anno scorso, nella sfida che l'ha contrapposto a Stefania Bonaldi nella successione del sindaco di Crema, Bruno Bruttomesso non ha lesinato critiche nei confronti dell'establishment del proprio partito, incarnando la possibilità di un forte rinnovamento nel centrodestra cremasco e cremonese, essendo anche consigliere della Provincia di Cremona.

Presentata la lista, qual è il primo pensiero?
"Il PdL non vive un momento eccelso a livello cremonese, nel senso che con grande spirito di servizio Mino Jotta ed il sottoscritto nella lista del senato, Gianni Rossoni e Francesco Zanibelli nella lista della Camera, ci siamo messi in gioco, abbiamo prestato i nostri volti, le nostre storie personali e politiche per un'idea. E' indubbio che la collocazione nelle rispettive liste pone il nostro territorio in una situazione di difficoltà a determinare una rappresentanza degli interessi cremonesi nelle massime istituzioni nazionali".

Chi è messo meglio?
"Gianni Rossoni, che rischia tuttavia di essere lui pure confinato in una condizione di improbabile elezione".

A meno che?
"A meno che Berlusconi faccia qualche altra puntata da Santoro e Ingroia faccia il resto nel centrosinistra, ma il realismo fa pensare che le elezioni politiche per il PdL cremonese saranno una campagna condotta al servizio di un'idea".

Quale?
"Per esempio che questo Paese dopo la parentesi di un governo tecnico abbia bisogno di un ritorno a un governo in cui le forze politiche siano protagoniste. Diceva Churchill che se una nazione pensa di divenire prospera tassandosi, è un po' come un uomo che se ne sta in piedi in un secchio e pensa di sollevarsi tirando su il manico. Dopo la parentesi del governo tecnico, utilissima alla nazione in un momento delicato, serve un governo che lavori per la crescita".

Da amministratore, cosa serve al Paese?
"Crescita, il lavoro.. l'eccessiva tassazione porta al declino e all'impoverimento del Paese. Serve una correzione di rotta della politica economica, una politica industriale, che da anni manca in Italia. Serve la capacità di stimolare l'intrapresa, lo 'start up' di nuove aziende che distribuiscano benessere attraverso i posti di lavoro".

Le piace l'accordo Bersani-Vendola?
"No. Rispetto ad un governo di questa matrice serve una pressione fiscale meno soffocante. Servirebbero i moderati, che storicamente si sono occupati di chi svolge impresa. Dopo l'Imu temo arrivi anche la Patrimoniale. Ci vuole un governo che sia amico delle imprese, che non consideri l'impresa e la ricchezza un obiettivo negativo".

Passiamo alle regionali, cosa pensa dell'accordo Maroni-Berlusconi?
"La Lombardia non è una regione tradizionalmente di sinistra, ma dove si concentrano i centri produttivi, è la locomotiva dell'Italia. Ciò ha fatto sì che il centrosinistra finora abbia partecipato alla competizione senza particolari velleità. C'è un accordo tra il PdL, la nuova formazione centrodestra nazionale e la Lega di Maroni che mi sembra abbia riaperto la partita".

A Crema ha sfidato la Bonaldi senza l'appoggio della Lega. In caso contrario avrebbe vinto?
"Difficile da dire. Quella fase, con la Lega all'opposizione e il PdL a sostegno del governo, che l'anno scorso rese impossibile un accordo a livello locale, è stata ormai superata. Ora l'obiettivo mi pare sia quello di riuscire a non dividere eccessivamente l'area moderata. Se Ambrosoli poteva avere una strada in discesa, oggi anche i sondaggi dicono che con l'accordo PdL- Lega i giochi sono riaperti e ci sono buone probabilità che il centrodestra possa far sue le elezioni".

Ambrosoli di sinistra non le fa effetto?
"E' totalmente nuovo a esperienze amministrative e comunque par di capire che l'architrave della sua ipotetica giunta, che sicuramente non avrà, sarebbe comunque rappresentato dal Partito Democratico".

E di Albertini cosa dice? Che tipo di corsa sta facendo?
"Fa una corsa più centrista. Rappresenta un mio grande dispiacere, lo stimo molto. E' stato europarlamentare del Pdl e ho sempre detto anche in seno al mio partito che auspicavo che potesse essere lui il candidato alla guida della regione, ritengo sia il legame ideale per i moderati, che quando vengono divisi fanno regali inspearti al centrosinistra".

C'è un aspetto che l'ha particolarmente colpita di queste elezioni?
"Mi sconcerta che si vada ad elezioni col 'porcellum'.. coi partiti che decidono chi deve essere eletto e chi no. E' una porcata che spero non venga utilizzata più. Si procede a nominare degli 'yes man' più che dei rappresentanti che esercitano il libero mandato".
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