19-07-2014 ore 19:53 | Sport - Motori
di Mauro Taino

Formula 1. La Ferrari al giro di boa del mondiale, ad Hockenheim arriverà la svolta?

È già tempo di guardare al 2015. Non inganni l’ottima prestazione di Fernando Alonso a Silverstone. La Ferrari ha ancora molto – troppo – da lavorare riuscire a trovare il bandolo della matassa in questa stagione. Il treno iridato se n’è andato da un bel pezzo (ormai, come se non fosse già stato chiaro, è una sfida in famiglia Mercedes), ora è partito quasi definitivamente anche quello per i piazzamenti d’onore. Che portano prestigio, ma anche soldi cash a fine anno che fanno sempre comodo. Anche se ti chiami Ferrari.

 

La situazione

La Williams sta rimontando posizioni su posizioni, porta aggiornamenti che funzionano e ha un pilota – Bottas – veloce, consistente e soprattutto che non ha paura del contatto “fisico” in pista. La squadra di Grove è partita da una buona macchina costruita intorno alla power unit Mercedes e sta crescendo di gara in gara. La Red Bull, in questo momento, vive la mini-crisi di Vettel messo spesso e volentieri in croce dal compagno Ricciardo, ma penalizzata dalla spinta del Renault. La vettura, invece, è il solito capolavoro di Adrian Newey.

 

I problemi

Per questo la Ferrari difficilmente riuscirà a rimontare e farebbe meglio a concentrarsi sul 2015. Anche perché la F14T non è una vettura malvagia in sé, ma solo senza punti forti. Nessun punto debole in particolare, ma nemmeno un’eccellenza. Per questo non affonda, ma, soprattutto, per questo non vince. Perché, come ha predicato e chiesto alla vigilia della rivoluzione turbo l’ex amministratore delegato Stefano Domenicali (che ha pagato anche questo), è una vettura conservativa. Per arrivare in fondo, convinti come erano a Maranello che la velocità si sarebbe trovata col tempo. Un tempo che oggi in Formula Uno non c’è.

 

Le radici del dilemma

A differenza dell’epoca d’oro di Schumacher, Todt e Brawn, infatti, non ci sono più i test in pista liberi. Lo scoglio più difficile da superare per gli uomini sulla Rossa è stato proprio questo negli anni. Abituati com’erano ad avere i riscontri direttamente in pista, triturando l’asfalto di Fiorano o del Mugello, non hanno esplorato al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie. Un metodo che ha dato i suoi frutti e più tradizionale, in cui la Ferrari eccelleva, mentre con il lavoro al pc, la galleria del vento (tra l’altro ha dovuto farsi ospitare per ammodernare la propria) e il simulatore qualcosa non quadrava tra i dati virtuali e quelli raccolti in pista.

 

Cosa manca?

Col passare delle gare vengono sempre più a galla i segreti delle lepri Mercedes. Com’è normale che sia quando una squadra domina incontrastata sulle altre (il caso più recente sono stati gli scarichi soffiati della Red Bull lo scorso anno), ci sono soluzioni al limite del regolamento. O meglio: che esplorano zone sconosciute al regolamento e, per questo, non sono illegali dato che in Formula Uno è permesso tutto quanto non è vietato nelle norme e nello spirito del regolamento. L’ultima diavoleria è il FRIC (un dispositivo che agisce sulle sospensioni) che potrebbe già essere dichiarato illegale domenica a Hockenheim. Ma è proprio questo che manca alla Ferrari: la capacità di osare, di esplorare le ombre e i confini mobili del regolamento, preferendo rimanere molto conservativa. Il tutto unito ad un Raikkonen irriconoscibile, sulla scia dell’ultimo Massa. E intanto si sparge la voce che in Germania, utilizzando il pretesto dell’ultimo crash del finlandese, sulla sua Rossa possa sedersi Jules Bianchi della Marussia.

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