29-01-2017 ore 13:03 | Cultura - Teatro
di Tiziano Guerini

Teatro san Domenico. Applausi per la prima nazionale de Il Pellicano

"Il miei pensieri negli ultimi tempi si sono occupati della morte e di quello che accade dopo la morte … la miseria della vita non ha fine". Inizia con questa frase fuori scena il dramma Il Pellicano rappresentato in prima assoluta sabato 28 gennaio al teatro san Domenico. E lo svolgimento delle vicende narrate poi sulla scena vi corrispondono alla lettera. L'assillo della morte del capofamiglia e quello incombente degli altri protagonisti aleggia sulla vicenda narrata e si fa esplicito nella battuta finale sul ricordo "dei bianchi battelli che salpavano per l'isola dei morti".

 

La conflittualità fra madre e figli

Una rappresentazione dal forte contenuto ideale come ormai se ne vedono raramente in teatro. Finalità non esattamente ludica; piuttosto educativa. Se è lecito pensare ancora che il teatro possa insegnare qualcosa. Un disastro di famiglia quella descritta nel 1907 da August Strindberg e che la Compagnia Stabile d'Abruzzo interpreta con passione e convinzione. Anche il pubblico - 300 spettatori circa - all'inizio un po' spiazzato, trova a poco a poco una sintonia coi vari personaggi. Anche quelli negativi come la madre e il genero, che finiscono a poco a poco con il lasciare spazio alle figure dei due figliuoli, più sfortunati che tragici, più meritevoli di compassione che di comprensione.

 

Lo stupore che solo il teatro sa dare

Il dramma denuncia l'epoca in cui è stato scritto, quando solo il teatro, o i romanzi, ci mostravano le tragedie delle persone e delle famiglie: oggi tutto questo, e molto di più, ci viene riversato addosso in abbondanza con la televisione e i social. Rimane lo scavo psicologico, rimane lo stupore che solo il teatro sa dare! In questo caso con qualche forzatura interpretativa - vedi la figura del genero- o con qualche invenzione scenica forzata - il manichino del padre morto -; ma nel complesso la regia di Walter Pagliaro si fa apprezzare per una accurata adesione al testo. Forse qualche accenno in più in termini di attualizzazione avrebbe giovato alla funzione catarsica del dramma. Applausi finali per gli interpreti: Micaela Esdra su tutti, ma anche Fabrizio Amicucci e Marina Locchi.

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