26-02-2015 ore 19:39 | Cultura - Danza
di Stefano Zaninelli

Crema. Le contraddizioni del Giappone sul palco del San Domenico. Sakura Blues, la prima nazionale venerdì alle ore 21

“Sakura non è una donna vinta, non è stata piegata dalla vita né è stata devastata dai suoi uomini. Sakura è una guerriera metropolitana, una vincitrice: ha sempre fatto quello che ha voluto e il suo senso del ricordo non ha nulla a che fare con la tristezza”. Sakura Blues è l’atto finale della trilogia dedicata alla cultura Giapponese. Sul palco del teatro San Domenico, domani sera alle ore 21, per la prima nazionale, la compagnia DaCru.

 

Danza concettualizzata

Concept theater è stato ribattezzato, ma è non è facile spiegare cosa debba aspettarsi il pubblico da questa esibizione. “Sakura Blues – spiega la coreografa, Marisa Ragazzo (nella foto a destra) – è uno spettacolo di danza estremamente concettualizzato, che crea una suggestione narrativa molto ampia e allo stesso tempo lieve. Mi piacerebbe che il pubblico non avesse aspettative: potrebbe pensare di sedersi e vedere non propriamente uno spettacolo di danza, non un’esibizione in cui il tecnicismo diventi l’obiettivo finale, ma uno spettacolo che fa del tecnicismo un gesto narrativo”.

 

Il Giappone delle contraddizioni 

Al centro della scena, il Giappone: “ci sono diversi ‘giapponesizzati’ nella nostra compagnia; questo spettacolo vuole essere un tributo alla forma dell’animazione giapponese, all’anime. Abbiamo già portato in scena gli omaggi a Murakami e Myiazaki, con Kafka sulla spiaggia e Kaze Monomoche. Lo spettacolo non porta in scena il Giappone del ramo di ciliegio o delle geishe, ma quello delle contraddizioni, dell’incrocio di Shibuya, delle avanguardie artistiche, dei ragazzi che si vestono e per strada come fossero in un quadro, senza che nessuno li derida né che loro si vergognino”.

 

Nessuna descrizione

Sakura Blues, tuttavia, non vuole rappresentare una cultura, non intende descrivere l’identità nipponica: è un tributo ad “un popolo diverso da come lo pensiamo: non sono austeri samurai modello Mishima, sono ridanciani, mangiano e bevono come fossero Alpini, sono caotici. Sono molto fisici, hanno una mimica carica di simboli, eppure mantengono grande compostezza sul lavoro. Nella scenografia dello spettacolo il pubblico ritroverà tutto il contrario di quello che trovano solitamente a teatro: pareti, pavimenti e soffitti bianchi, che rimandano al minimalismo e all’asciuttezza”.

 

Il messaggio

“Quello che vorrei passasse è il senso di poesia e di candore che non si distacca dalla potenza e dal caos. La poesia, così come lo scrivere lettere d’amore, non sono cose antiche. Non è antico neppure il senso del ricordo di un amore perduto, che invece è estremamente contemporaneo. Il Giappone è antico, il senso della lealtà può essere antico, ma rimandano comunque a qualcosa di estremamente contemporaneo. Sakura Blues – conclude la coreografa – è una storia raccontata in una maniera moderna, anche se i suoi codici, a prima vista, potrebbero sembrare antichi”. 

 

I biglietti

I bigletti si possono acquistare presso la biglietteria del San Domenico o direttamente sul sito del teatro. I costi: 18 euro per la poltronissima, 18 euro la poltrona, 16 euro il laterale e 16 euro il terzo settore (12 per il ridotto).  

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