26-01-2016 ore 18:37 | Cultura - Teatro
di Tiziano Guerini

Il Visitatore al San Domenico. Straordinaria prova di Alessio Boni ed Alessandro Haber

Teatro San Domenico, Crema 25 gennaio. Sul palcoscenico pare prevalere il buio; una stanza borghese con libri sui mobili e sul tavolo. Freud (Alessandro Haber) siede al tavolo con davanti un foglio con una dichiarazione da firmare; sulla poltrona siede la figlia (Nicoletta Robello Bracciforti). Firmare o non firmare? Questo è il problema! Accettare di dichiarare davanti al mondo una menzogna a favore dei nazisti e salvare così la vita propria e quella della figlia con l'esilio? oppure resistere nella condanna della occupazione tedesca di Vienna e rischiare, da ebreo, l'arresto e forse la morte? La figlia prima di essere arrestata dalla Gestapo lo scongiura di firmare. Così inizia il dramma Il Visitatore di Eric Emmanuel Schmitt.

 

L'aperitivo nel Foyer
Il Visitatore è un lavoro teatrale di Eric Emmanuel Schmitt del 1993, che in Francia si meritò tre Premi Molière: rivelazione teatrale, miglior autore, miglior spettacolo di teatro privato. La vicenda è ambientata nel 1938 nella Vienna occupata dal Terzo Reich: un periodo nerissimo, che preannuncia tempi ancora peggiori e che la regia di Binasco riesce a rendere con leggerezza e senza retorica. “Il fascino della vita e della morte è che non ci sarà mai una spiegazione decisiva”: così riassume il senso del dramma Alessandro Haber nell'incontro nel Foyer del teatro S.Domenico durante il pomeriggio di ieri. Accanto a lui gli altri interpreti: Alessio Boni, Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro Tedeschi. “Non basta la psicanalisi - commenta Boni - per spiegare la complessità dell'uomo e del male: nemmeno Freud ci crede più con i nazisti incombenti sotto le sue finestre”. Un Freud non più intellettuale ma vecchio ed ammalato: “Questo lo rende meglio all'attenzione del pubblico che finisce con l' immedesimarsi nella sua situazione esistenziale”. E il pubblico - numeroso in sala - al momento della rappresentazione risponderà mostrando partecipazione e apprezzamento.

 

L'aperitivo nel Foyer (foto © Cremaonline.it)

Dialogo rimedio al dolore

Il male è opera di Dio o dell'uomo? L’uomo è libero o non lo è affatto? Dio stesso esiste o è frutto dell’immaginazione collettiva? Tutte domande a cui il dramma non vuole rispondere in modo definitivo, perché intende piuttosto insinuare il dubbio nello spettatore e questo è già un enorme passo avanti. Il Visitatore (Alessio Boni) che si materializza d'improvviso in casa Freud (è un pazzo o un dio?) è in realtà il pretesto per un monologo del vecchio uomo di scienza sulla pochezza delle sue risposte esistenziali troppo umane e quindi insoddisfacenti se non inutili. Anna Freud, la figlia ( Nicoletta Robello Bracciforti) elenca esasperata, le ingiustizie e gli abusi del potere di cui è vittima, rappresentate dall'ufficiale nazista (Alessandro Tedeschi) espressione di un male violento e stupido che però nasconde in sé infinite fragilità. Il male è una promessa non mantenuta. Ma alla fine la figlia verrà rilasciata e Freud lascerà il proprio orgoglio e firmerà la dichiarazione che gli permetterà di salvarsi con l'esilio.

 

Dio, infinita ricerca

Una magnifica interpretazione di Haber e Boni, due grandi attori di due generazioni diverse, insieme sul palco quasi simbolo dell'infinito ricercare dell'uomo. Credenti o agnostici, il risultato è drammatico: Dio (se esiste) ci lascia liberi di fare il bene ma anche di fare il male. La libertà? È proprio questo l'incomprensibile: ma dio non si può nominare senza tradirne la realtà. È sempre nominato invano dall'uomo. Si è trattato di un lungo atto unico in una serata straordinaria che ha emozionato e imposto a tutti di pensare per non ripetere gli errori del passato. Nei giorni della "memoria" della Shoah.

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