25-03-2017 ore 10:56 | Cultura - Teatro
di Tiziano Guerini

Antonio Ligabue e il tema della diversità. Perrotta racconta lo spettacolo Un bes

"Sono capitato qualche anno fa per uno spettacolo a Gualtieri - provincia di Reggio Emilia - e mi sono incontrato con la memoria del pittore naif Antonio Ligabue. Una persona diversa per provenienza, lingua, stile di vita, una figura allo stesso tempo terribile e infantile. In quel periodo il tema della diversità era in cima alle mie preoccupazioni perché, con mia moglie, aspettavamo l'adozione di un bimbo proveniente dal centro Africa e ci chiedevamo che futuro avrebbe avuto in Italia. Esplorare con uno spettacolo il problema della diversità era allora per me una precisa esigenza. Così è nato Un bes come primo spettacolo di una trilogia su Ligabue". C'è una storia personale e una precisa ragione, allora, come ci dice l'attore, scrittore e regista Mario Perrotta, dietro la rappresentazione teatrale che interpreterà sabato 25 marzo alle 21 al teatro san Domenico di Crema.

 

Diversità e solitudine

La vicenda umana di Antonio Ligabue come attenzione e descrizione della diversità non nasce improvvisa, ma è stata preceduta da un confronto dello stesso Mario Perrotta con il teatro classico, coi testi di Aristofane, Molier e Flaubert: il contrasto fra individuo e società, la misantropia, la solitudine intellettuale. Una solitudine che l'attore mostra anche sulla scena dove è solo con i suoi disegni a carboncino realizzati in diretta. "Solo con i fantasmi che assediano Ligabue come ogni vero artista e che mostrano come la diversità sia fragilità ma nello stesso tempo un valore. Credo che oggi da noi sia proprio questo il problema principale, quello dell’accoglienza del diverso non per subirlo come un peso, ma come l'occasione per far crescere nell'accoglienza un corretto rapporto fra individuo e società".

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