21-02-2016 ore 18:59 | Cultura - Teatro
di Tiziano Guerini

Amleto, il senso della tragedia. Il Collettivo Cinetico in scena la San Domenico

"L'essere o non essere?" di Amleto ha avuto una risposta nello spettacolo di sabato sera al teatro San Domenico: siamo tutti - anche gli spettatori, coinvolti negli applausi - legati in cerchio da elastici che danno solo una parvenza di indipendenza, per una danza che è piuttosto una corsa senza fine.

 

Una gara alla ricerca del protagonista
Coreografia, esercizio ginnico, danza, corsa, gestualita' mimica? Dopo aver visto lo spettacolo, sulla sua definizione il dubbio amletico rimane. Certamente non recitazione! Forse contaminazione. Contaminazione fatta di movimento esasperato e di una voce fuori campo volutamente calma suadente e tranquilla, che invita gli spettatori all'applauso per (finte?) eliminazioni o promozioni. C'è indubbiamente il senso del tragico rappresentato dai corpi seminudi dei personaggi in competizione per un posto di protagonista, emergenti dal buio del palcoscenico, quasi un rito catartico di tortura incipiente, che la gestualità e la recitazione (?) autoironica fino alla provocazione dei "concorrenti" non riesce ad annullare.

 

Lo spirito di Shakespeare
Cosa c'è di Shakespeare in questa rappresentazione? Forse nulla; o forse il senso di una domanda sospesa per qualche spettatore più indagatore. L'atteggiamento complessivo della platea è di perplessità, è di attesa per una risposta che si sa che non giungerà chiara e definitiva. È shakespeariano tutto questo? Forse si, ma certamente Amleto è solo un pretesto. La genialità drammaturgica di Angelo Pedrone e di Francesca Pennini è fuori discussione, fino al punto di far apparire scontato ciò che scontato non è. L'alternanza fra la danza vorticosa dei ballerini a torso nudo e il voluto falso impaccio dei concorrenti a volto coperto, dà un senso di precarietà e di provvisorietà che lascia aperta la possibilità di un accadimento improvviso e imprevisto che naturalmente non accade.

 

Il senso della tragedia
E alla fine il senso della tragedia si svela: un ballo vorticoso, esattamente come all'inizio (con in piu' lo stesso Amleto coinvolto) a dimostrare che dal cerchio fatale della vita non si esce. È finita, nonostante la musica coinvolgente di Dmitrij Shostakovich continui ad irrompere ancora, come per tutto lo spettacolo, ipnotica, sulla scena e sulla vita. Indubbiamente una prova di maturità per spettatori "in cerca d'autore".

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