14-10-2014 ore 13:44 | Cultura - Proiezioni
di Leonida

Alice nella Città. Appuntamento con il cinema d’autunno, Marcello Zuccotti illustra la rassegna di novembre e dicembre

A partire da mercoledì 15 di ottobre, Alice nella città dà inizio a una fitta serie di appuntamenti a tema cinematografico: due rassegne che cadranno mercoledì e venerdì e un seminario. Abbiamo incontrato Marcello Zuccotti, neopresidente dell’associazione, che con Guido Oriani e Angelo Guglielmi ha curato la programmazione. Il primo film in programma sarà la ‘La fuga di Martha’ di Sean Durkin.

 

L'autunno cinematografico di alice è particolarmente intenso. Cominciamo con la rassegna ‘istituzionale’, ovvero quella del mercoledì, che si intitola (de)generazioni, quali pellicole e quale il filo conduttore?

“Partendo da un assunto del filosofo Slavoj Zizek nel quale sostiene che il cinema si occupa sostanzialmente di rispecchiare le nostre ansie e i nostri desideri mantenendoli tuttavia ad una distanza di sicurezza, questa rassegna si propone di analizzare alcune pellicole che si occupano della rappresentazione emozioni e ossessioni che non sembrano risolversi bensì tendono a (de)generare verso altro. La parentesi in questo caso, sta a significare una sorta di protezione e insieme di voluta e ricercata ambiguità. I protagonisti di queste pellicole in realtà vivono una trasformazione catartica in altro da sé, per arrivare alla liberazione da pesante fardello emotivo. Forti di questa idea abbiamo pensato di analizzare le degenerazioni sotto vari aspetti; l’aspetto psicologico con il film ‘La fuga di Martha’, quello economico/sociale con ‘Coogan - Killing them Softly’, quello famigliare con ‘Onora il padre e la madre’ e infine l’aspetto sentimentale con ‘La Signora di Shangai’.

 

Il venerdì raddoppierete l'offerta con una seconda serie di proiezioni ma con formula diversa. di quale esperimento si tratta, se di esperimento possiamo parlare?

“Esperimento è la parola corretta, nel senso che è un tipo di proposta nuova per Alice. L'idea che abbiamo messo in campo con Guido Oriani, è quella di arrivare con il cinema anche al pubblico che solitamente frequenta Alice solamente nelle serate dedicate alla musica dal vivo. Il cinema inteso in senso classico che sposa il genere documentario a tema musicale. Ogni settimana un dj set che seguirà la proiezione sarà legandosi al genere musicale che di volta in volta proporremo nei documentari proiettati. Il primo sarà un docufiction intitolata 24 hours party people che ha per tema la scena musicale di Manchester sviluppatasi a partire dalla nascita del punk inglese, fino alla metà degli anni novanta con la chiusura del nightclub The Hacienda, noto per essere stato il luogo che ha permesso il lancio di band quali Joy Division, New Order, Pet Shop Boys, fino ai Chemical Brothers. Si proseguirà poi con Sound City, progetto nato da un'idea di Dave Grohl, batterista dei Nirvana e leader dei Foo Fighters, documentario interamente dedicato agli studi Sound City appunto, che hanno visto la nascita di dischi fondamentali per la storia della musica rock, da After the gold rush di Neil Young fino a Nevermind dei Nirvana stessi. Sarà poi la volta di Dig! , documentario dedicato a due band di culto della scena americana neopsichedelica degli anni novanta, ovvero i Dandy Wharlos e The Brian Jonhston Massacre capitanati dal folle e geniale leader Anton Newcomb (a mio avviso la vera e propria chicca della rassegna). La conclusione sarà affidata al classico Message to Love - The Isle of Wight Festival, l'ultimo grande evento dell'era del rock anni sessanta e l'ultima esibizione in Europa di Jimi Hendrix che sarebbe morto il mese successivo. Il documentario mette in scena delle peformance musicali eccellenti di tutti i maggiori artisti rock e non solo dell'epoca (Hendrix, Miles Davis, Doors, Who, Free, Jethro Tull ecc...)”.

 

Non mancherà l'aspetto ‘didattico’ e divulgativo, chi avete contattato per l'occasione?

“Si. Abbiamo lanciato l’idea in collaborazione con la casa di produzione bresciana Kaspar Hauser, proponendo ai nostri soci la possibilità di approfondire le proprie conoscenze cinematografiche con un corso di 5 lezioni dedicato al rapporto tra il cinema e la letteratura. Il corso si rivolge naturalmente anche a chi è digiuno di cinema, ma invita tutti coloro che avessero voglia di fare un viaggio nella storia della settima arte a partecipare e a fare questa esperienza che permette di analizzare il cinema stesso a partire dall’arte della parola e delle capacità dei grandi registi di “condensare” sul grande schermo le suggestioni dei romanzi di volta in volta presi in analisi. Il corso avrà per titolo La lente deformante - Percorsi tra cinema e letteratura rimandiamo per i dettagli al sito di Alice”.

 

Alice insiste sul cinema d'autore fin dalla sua apertura, come ha risposto negli anni il pubblico?

“Il pubblico risponde come sempre in maniera molto altalenante. Negli anni abbiamo trovato difficoltà a trovare una nostra stabilità di appassionati di cinema. Negli ultimi due anni tuttavia anche grazie al contributo fondamentale di Angelo Guglilelmi che è entrato nei progetti di cinema di Alice con grande intelligenza e entusiasmo, siamo riusciti a raggruppare un gruppo di cinefili che seguono sempre le nostre rassegne e i nostri incontri. Insomma una piccola vittoria della quale siamo fieri”.

 

Fino dove può arrivare l'esclusività di una proposta? Ovvero, quali sono i limiti e i repertori oltre i quali diviene difficile proporre a un pubblico, anche appassionato e mediamente preparato, una rassegna tematica?

“Le rassegne nascono da vari aspetti. Possono essere momenti di confronto tra me e Angelo, possono essere le nostre letture - come nel caso di (de)generazioni - o possono riguardare approfondimenti su argomenti che abbiamo particolarmente a cuore. Le possibilità sono infinite. La difficoltà sta nella capacità di veicolare e fare arrivare al pubblico quanto abbiamo intenzione di comunicare. Spesso fatichiamo molto, ma ritengo che se un messaggio non arriva la colpa non possa e non debba mai essere del pubblico ma di coloro che fanno la proposta. Tutto sta nel trovare le chiavi e i metodi giusti. Kubrick nella sua estrema complessità è conosciuto dalle masse, questo perché il suo cinema sapeva e sa parlare a tutti toccando le corde giuste dei vari livelli culturali ai quali tutti noi apparteniamo”.

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