31-08-2017 ore 10:49 | Rubriche - Costume e società
di Gianni Carrolli

Croce rossa, condanna al razzismo sui social: "in contrasto con l'azione umanitaria"

“La qualità di socio della Croce rossa italiana è incompatibile con l’uso di espressioni razziste e xenofobe o con la diffusione di contenuti che incitano all’odio e che costituiscono apologia di reato. Un comportamento siffatto è sanzionabile in termini di regolamento anche nel caso in cui sui social il socio non utilizzi la propria foto o immagini che richiamano l’appartenenza all’associazione”. È quanto specificato dal presidente della Cri, Francesco Rocca, nella circolare diramata in questi giorni (integrale in allegato).

 

Diffusione dell’intolleranza

La circolare è sintomo di un fenomeno tutt’altro che isolato. Razzismo e xenofobia hanno trovato nei social network un canale di sbocco preferenziale. In rete si parla di hate speech, ovvero l'incitamento all’odio e in Italia fanno scuola gli episodi in cui è stata presa di mira la presidente della Camera, Laura Boldrini. Fenomeni che riguardano la vita di tutti i giorni, inclusa quella di alcuni soci della Croce rossa, tanto da costringere il presidente a ricordare che la diffusione di “commenti di stampo palesemente razzista e xenofobo” è “in diretto contrasto con l’azione umanitaria della nostra associazione”.

 

I principi fondamentali

Commenti razzisti e xenofobi ledono l’articolo 10 dello Statuto sottoscritto da tutti i soci, dov’è ribadito che l’iscrizione all’associazione è condizionata all’adesione ai principi fondamentali. Ciò non significa non esprimersi in fatto di politica, religione o filosofia, ma “il socio dovrò aver cura di tenere indenne l’associazione da commistioni, specificando che le proprie idee non coinvolgono la Cri o eliminando qualsiasi riferimento anche in termini di immagini di divise o utilizzo di emblemi dalla propria pagina personale”.

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