30-04-2015 ore 11:41 | Rubriche - Medicina e salute
di Paolo Carelli

Vailate. 'Casa Riccardo', un luogo per la sindrome di Asperger. Iniziativa dell'Umanitaria di Milano

"La sindrome di Asperger è la punta dell'iceberg dell'autismo; come tutte le cose che non si conoscono, si tende a evitarle o ad averne paura. Eppure, si tratta d un mondo ricco, sfaccettato, pieno di persone meravigliose che spesso non sono capite, ma che hanno davvero tanto da dare a tutti noi".

 

Dall'Umanitaria a Vailate

Anche Milena Polidoro, direttrice della Società Umanitaria di Milano, fino a poco tempo fa conosceva poco o nulla della sindrome di Asperger; poi, l'incontro con un vecchio compagno di scuola che all'età di 45 anni, dopo una vita assolutamente normale, ha scoperto di esserne affetto, le ha aperto le porte di quel mondo. Da quel momento, gran parte della sua vita professionale e del suo tempo libero ha preso un'altra strada e decine di ragazzi portatori della sindrome sono diventati interlocutori e compagni di viaggio.

 

Ragazzi tra i 14 e i 26 anni

La Società Umanitaria è un ente morale fondato a Milano alla fine dell'Ottocento come spazio di solidarietà all'interno dei quartieri popolari della nascente metropoli industriale; nel tempo, è rimasto un presidio riconosciuto e autorevole nelle attività sociali del capoluogo e di tutto il territorio milanese e lombardo. Da qualche tempo, sta allargando le proprie iniziative anche ad altre aree, tra cui il cremasco; a Vailate, infatti, all'interno dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie, è sorta la residenza "Felice Ferri", con appartamenti per anziani soli in cerca di quiete e compagnia. All'interno della residenza Ferri, dall'ottobre 2013 sono stati ricavati spazi per il progetto 'Casa Riccardo', rivolto a ragazzi tra i 14 e i 26 anni affetti da sindrome di Asperger.

 

Relazioni sociali e autonomia

"Si tratta di un progetto - spiega la Polidoro, che è anche presidente di ASA, l'Asscociazione Sindrome di Asperger - nato dalla collaborazione tra Società Umanitaria, ASA e Diesis, un'associazione di Milano che si occupa di questi temi, con l'intento di fornire un ambiente confortevole in cui queste persone possano confrontarsi, stare insieme, relazionarsi. Quello delle relazioni con gli altri è uno dei temi cruciali per queste persone ed è il viatico per raggiungere l'autonomia".

 

Le collaborazioni

All'interno di 'Casa Riccardo' (la struttura è dedicata al nipote di Amos Nannini, presidente della Società Umanitaria), ci sono una casa per i ragazzi maschi, una per le femmine e uno spazio comune per le attività; può ospitare fino a dodici persone complessivamente e attualmente è disponibile solo nei week-end , con una rotazione sempre maggiore viste anche le crescenti richieste. Sotto la direzione della dott.ssa Polidoro, 'Casa Riccardo' sta crescendo e si sta accreditando progressivamente; a coordinare le attività è stata chiamata Cristina Motta, neuropsichiatra specializzata proprio in sindrome di Asperger, mentre da qualche mese è stata avviata una convenzione con l'Università Cattolica di Milano e diverse tesi di laurea vengono realizzate proprio sull'esperienza vailatese. Anche l'Amministrazione Comunale ha fatto la sua parte, mettendo a disposizione un piccolo bus per il trasporto dei ragazzi durante il periodo delle attività estive. Inoltre, dal mese di gennaio gli otto formatori, tra volontari e specialisti che collaborano con la struttura, stanno seguendo un apposito corso di formazione.

 

Creare scientificità intorno al fenomeno

"La struttura di Vailate - prosegue la Polidoro - è perfetta per il tipo di attività che vogliamo portare avanti, tanto è vero che dall'estate vorremmo provare ad ampliare anche a bambini più piccoli, accompagnati naturalmente dalle loro famiglie. Quello che ci sta a cuore è anche cercare di portare a conoscenza un fenomeno sommerso, di cui si parla poco; c'è bisogno di divulgazione nelle scuole, manca una competenza specifica anche negli stessi pediatri. Si tratta di un fenomeno che interviene a più livelli della nostra società, tutti - dalle forze dell'ordine agli operatori sanitari ai mezzi d'informazione - dovrebbero essere messi nelle condizioni di approfondire e capire di cosa si tratta. Un polo scientifico? Sì, partendo dai territori si può creare scientificità intorno a un problema, che preso dal lato giusto può diventare una risorsa. Per tutti".

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