20-01-2016 ore 11:28 | Rubriche - Musica
di Afterglow

In the Court of The Crimson King, il punto di svolta del rock progressivo

Il 10 ottobre 1969 esce In the Court of The Crimson King distribuito dalla E.G. Island Records, è il primo album del gruppo britannico King Crimson,. Il disco ha una durata di 43’52” ed è composto da 5 tracce. L’anno di uscita del disco, il 1969, appartiene a un periodo di grandi cambiamenti culturali e sociali, sollecitati da istanze giovanili di rinnovamento per valori ritenuti statici e stantii e, senza dubbio, questo disco è l’esplicitazione sonora di questa contrapposizione generazionale. In the Court of The Crimson King è un album che abbisogna di tanti aggettivi, epocale – sognatore – elegiaco – schizoide, è caratterizzato da una potente struttura melodica, è impetuoso e tormentato ma dotato anche di delicata raffinatezza. È la sperimentazione di un Rock estetico, una forma d’arte, una disciplina!

 

Schizoid Man

Che si tratti di un album “fuori dal coro”, lo si nota già dalla mitica copertina firmata Barry Godber, artista underground morto un anno dopo, poco più che ventenne. L’immagine mostruosamente tormentata, è l’icona perfetta del 21th Century Schizoid Man, il pezzo di apertura dell’album, che aggredisce con sincopi sinfoniche e voce distorta, per lanciarsi in una jam furibonda fatta di suggestivi deliri di chitarre, improvvisazioni, incredibili cambi di tonalità e irruenti invasioni di sax. I Talk To The Wind, seconda traccia, grazie ai flauti trasporta lo Schizoid Man in una atmosfera dilatata di rara armonia e finezza e lo conduce all’epica e vibrante Epithaph, capolavoro sinfonico, epitaffio per una società in declino, introdotta da un tappeto di note dell’innovativo Mellotron, la strana tastiera a nastri preregistrati, capace di unificare suoni glaciali e infuocati. Quarto pezzo è l’atonale Moonchild, il brano più sperimentale dei cinque, caratterizzato da un drumming agilissimo e frastagliato. La chiusura è affidata a The Court Of The Crimson King, in un crescendo esplosivo di sonorità, una folle girandola di flauto e voci isteriche a presentare la follia e l’aberrazione umana alla corte del Re Cremisi. Una particolarità di quest’ultimo pezzo è la falsa chiusura che per un attimo ti avvolge col suo silenzio per poi riprendere il tema sonoro e chiudere in bellezza.

 

Allegorie e simbolismi

In The Court Of The Crimson King, musica e testi si fondono per raggiungere livelli sublimi, tra allegorie e simbolismi pare di tornare nella corte medioevale dell’Imperatore definito l’Anticristo. Le tecniche espressive e compositive mostrano una originalità prepotente grazie anche a Giles che inventa una nuova impostazione del drumming sui tamburi. I fiati poi paiono capaci di sonorità segrete note solo a Mc Donald, mentre la chitarra di Fripp, da sempre innamorata di Hendrix, ha la capacità di accordare il tutto conferendogli una magica espressività. Lake infine (nella foto), è La voce per eccellenza: romantica, melodica, distorta e urlante. Colpisce, di questo disco, l’organizzazione complessiva dei suoni e l’amalgama degli strumenti che giungono a simulare l’orchestra e si fondono in un continuum sonoro, rock- jazz-classico, di rara bellezza.

 

Curiosità

Re Cremisi è il soprannome coniato dalla Chiesa (non propriamente amica) per Federico II di Svevia, sovrano esempio di libertà interpretativa e di tolleranza ideologica. Il 5 luglio 1969 il gruppo suona ad Hyde Park a Londra in un concerto commemorativo di Brian Jones, davanti a oltre 500.000 spettatori. Nel 1977 l'album conquista il disco d'oro negli USA e nel 1981 il disco di platino in Canada. Edward Macan, nel suo libro Rocking the Classic, lo definisce “l'album di rock progressivo più influente mai pubblicato”. Pete Townshend, leader degli Who, definisce quest’album “capolavoro sbalorditivo”. Il sound di In The Court Of The Crimson King ha influenzato buona parte della musica dagli anni ’70 ad oggi; molti gruppi stranieri e italiani ne sono stati suggestionati, primo fra tutti la PFM, ma ci piace ricordare la band cremasca capitanata da Giancarlo Dossena e Filippo Guerini che ciclicamente ripropone le suggestioni del mitico gruppo, con risultati d’eccellenza. Formazione: Robert Fripp: chitarra; Michael Giles: batteria; Greg Lake: basso e voce; Ian Mcdonald: fiati, mellotron e voce; Peter Sinfield: testi e illuminazioni.

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