18-09-2017 ore 19:30 | Rubriche - Costume e società
di Gianni Carrolli

Mosca. È morto l’uomo che salvò il mondo. Il protocollo militare sconfitto dall’umanità

L’uomo che salvò il mondo non c'è più. È morto. Alcuni mesi fa, ma come sempre, durante la sua vita, la vicenda è passata sotto silenzio. Eppure, una manciata di minuti dopo la mezzanotte del 26 settembre 1983 ha scongiurato la distruzione del pianeta. Gli schermi dei calcolatori sovietici fecero scattare l'allarme atomico. Segnalarono il decollo di decine di missili termonucleari dagli Stati uniti d’America alla volta dell’Unione sovietica. Stanislav Petrov, analista, tenente addetto al turno di guardia, avrebbe dovuto mettere in atto la procedura e avvisare il Cremlino dell'approssimarsi della minaccia. In poco più di 10 minuti le milizie sovietiche avrebbero risposto al fuoco. Eppure Petrov non rispettò il protocollo. Analizzò i dati, valutò le possibilità, interpretò quel segnale come un'avaria del sistema. Rischiò molto ma ebbe ragione. Venne promosso? Nemmeno per scherzo. Venne richiamato dai superiori. In un mondo di ottusi militari non aveva rispettato il protocollo. Era colpevole di aver utilizzato il proprio cervello.

 

L’umiltà e la trasgressione

Petrov è morto il 19 maggio di quest’anno. La notizia è arrivata con mesi di ritardo. Non è un caso: come racconta il Corriere della sera, Petrov era “una persona schiva, modesta, un uomo minuto e già segnato dalla malattia. Di poche parole. Quando lo incontrammo, si schermì subito Noo!, che ho fatto? Niente di speciale, solamente il mio lavoro”. La notte del 26 settembre, in piena Guerra fredda, allontanò l’incubo di uno scontro nucleare dalla Terra: “ero un analista – ha raccontato – ero certo che si trattasse di un errore, me lo diceva la mia intuizione”. Aveva ragione: nessun missile si schiantò sull’Unione sovietica. Grazie a lui, alla sua integerrima, intelligentissima umanità è possibile raccontare questa parte di storia. Una storia meravigliosa. Do svidaniya Stanislav: spasibo.

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