18-08-2017 ore 18:37 | Rubriche - Costume e società
di Stefano Zaninelli

Cremasco. Fuga dall’inferno estivo, viaggio in cinque tappe fra natura, relax e risorgive

Bisognerà pur sopravvivere all’estate e alla sua appiccicaticcia fatica. Milioni di persone scappano il più lontano possibile, chi per dormicchiare sotto l’ombrellone e chi per riossigenare i polmoni sui sentieri di montagna. Metodi indubbiamente validi ma spesso costosi. Esiste un’altra possibilità, un percorso su e giù per le vie d’acqua del Cremasco, alla maniera di Huckleberry Finn e del suo amico Jim – non temano i meno avventurosi: la zattera non è indispensabile. È un viaggio in cinque tappe non consecutive attraverso il territorio e i suoi corsi d’acqua, non esattamente il Mississipi ma comunque un piccolo tesoro di oasi naturali.

 

Rotta verso l’alto Cremasco

La zattera stacca da Crema e si lascia il fiume Serio alle spalle. Della brezza nemmeno l’idea, ma staccare il cordone ombelicale dagli affanni della città è già un sollievo. La pura punta a nord-ovest e dopo pochi minuti appare il primo cartello: Cremosano. Dribblato velocemente il centro del paese, l’attracco si trova a lungo il sentiero sterrato che costeggia il cimitero. Sorgive fresche, spazzi per sdraiarsi e rilassarsi, solitamente silenzio. Un piccolo mucchietto di alberi separa l’oasi dalle coltivazioni degli agricoltori. Offre un po’ d’ombra e di riparo dai raggi ultravioletti. Per la seconda tappa non c’è fretta. Dista poco più di un paio di chilometri e si trova nella campagna di Trescore Cremasco. Al fontanile I Ronchi l’acqua scorre placida nei lunghi solchi che attraversano i campi. Di tanto in tanto qualche pilone in cemento butta la testa a pelo d’acqua. Sugli argini, gli alberi si piegano a proteggere chi s’addormenta con la spiga in bocca e il cuore in pace.

 

Passaggio da ovest a est

Vento in poppa, la tappa successiva si trova nel parco del fiume Tormo. Qui l’idronauta non ha che l’imbarazzo della scelta: dal Fontanun di Nosadello al fontanile El Ri di Barbuzzera, passando per il Soldati a Scannabue, il parco è una piccola riserva di freschezza e tranquillità. Il numero di fontanili di Palazzo Pignano e del circondario compone un patrimonio verdazzurro invidiabile. L’immersione nella natura è totale. Solo spostandosi verso nord si può trovare una simile concentrazione di fontanili e sorgive. Capralba e Farinate – quarta tappa del viaggio – ne hanno fatto un simbolo. Le Quarantine e Le Canne, probabilmente i più famosi e ambìti, sono la meta prediletta di chi vuole staccare dallo stress quotidiano, tesori inestimabili per i cultori del relax. Se poi il vento soffia verso est, l’occasione è propizia per abbandonarsi alla corrente e lasciarsi trasportare a Camisano. Ribelli, selvatici, anarchici nella loro estetica, dei fontanili si dedica la neonata associazione Le risorgive, con l’obiettivo di tutelare la preziosità. Cinque soluzioni, cinque aree dove lasciarsi travolgere dal silenzio della natura. Da soli o in compagnia, l’esperienza dei fontanili può fornire più benefici di quanti si pensi. Inutile elencarli uno per uno. Rubando le parole a Twain, dopo un pomeriggio al fontanile anche l’uomo più malconcio “ormai è guarito […] così non mi resta più niente da scrivere, e ne sono proprio contento forte, perché se sapevo che fatica si faceva [...] mica mi ci mettevo, e adesso la pianto. Ma secondo me è meglio che parto per i Territori Indiani prima degli altri, perché la zia Sally dice che vuole adottarmi e incivilizzarmi e non ci penso proprio. Ci sono già passato”.

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