16-10-2016 ore 18:42 | Rubriche - Medicina e salute
di Federica Papagni

Crema, Alzheimer e demenze. Attenzione e comprensione alla base della stimolazione delle funzioni cognitive residuali

Nella sala di Porta Ripalta la sala situata in Porta Ripalta si è tenuta la presentazione del libro Costruire la storia di vita con la persona con demenza di Elena Grandi. Il folto pubblico presente ha seguito con grande interesse l’illustrazione delle attività pratiche per la stimolazione delle funzioni cognitive residuali nelle persone affette da demenze degenerative. Il volume si basa sull’esperienza personale dell’autrice – in servizio in un centro diurno Alzheimer delle Marche - e dei volontari che, spesso spinti da propri vissuti, dedicano il loro tempo libero per alleviare il quotidiano delle persone affette da malattie particolarmente disabilitanti. Il sindaco Stefania Bonaldi ha ringraziato l’Aima “per l’impegno a favore delle famiglie di persone malate di Alzheimer”, mentre il dottor Paolo Bertoluzzi, presidente della fondazione Benefattori cremaschi, ha presentato il progetto finalizzato al potenziamento di attività ambulatoriali e domiciliari in supporto alle famiglie. Al riguardo Elena Grandi ha spiegato che grazie al laboratorio La mia vita a colori, svolto presso la facoltà di Scienze della formazione all’Università di san Marino, oggi vengono proposte nuove attività per combattere il deficit cognitivo delle persone affette da Alzheimer.

 

Attenzione e comprensione

“Prima della malattia viene la persona e la sua storia” ha commentato il dottore Daniele Villani, del dipartimento di riabilitazione e valutazione presso la clinica San Camillo di Cremona: “non esiste una cura per l'Alzheimer pertanto è necessario intervenire con cure non farmacologiche ma basate su attenzione e comprensione”. Dato che la cultura plasma la mente umana, Elena Grandi ha spiegato di aver basato la sua prima forma di terapia sulla fotografia, per consentire il rinforzo mnemonico attraverso l'immagine e la narrazione, accompagnato dal lavoro manuale, “perché le mani sono il prolungamento della mente”. “Attraverso la manipolazione di materiali diversi, la creazione di manufatti a maglia, in cartapesta o in creta, tutti documentati attraverso la fotografia, è possibile mantenere viva l'attenzione e l'autostima dei pazienti ma anche sollecitarne capacità collaborative e sociali”. Al termine, offrendo un piccolo buffet, i volontari dell'Aima hanno risposto a varie domande.

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