14-04-2018 ore 17:52 | Rubriche - Medicina e salute
di Lidia Gallanti

Cure palliative. Il fine vita e la spiritualità: tra la forza di confidare e la 'carità dell'ascolto'

Fine vita, religione e spiritualità. Questo il tema dell'ultimo workshop del percorso formativo promosso dall'istituto regionale Polis Lombardia e Ats val Padana per approfondire il diritto di accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (legge 38/2010). Oggi l'incontro a cura del coordinatore dell’unità operativa Sergio Defendi e di don Emilio Lingiardi. La sala Polenghi dell'Asst Crema ha riunito una sessantina di persone provenienti dai presidi sanitari e socio assistenziali di Crema e Cremona.
 

Il senso della vita

Medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, assisstenti sociali, tutte le categorie a contatto con una delle fasi più delicate dell'esistenza. "Quando si affronta la malattia è necessario prendersi cura del corpo come dello spirito, compresi i bisogni religiosi" sottolinea don Lingiardi. "Con il termine 'religioso' intendiamo chi si pone una domanda di senso sulla propria vita". Un interrogativo che si fa più insistente in situazioni di fragilità, come la presenza di malattie croniche o incurabili.

 

La 'carità dell'ascolto'

Il sacerdote ripercorre le fasi spirituali vissute dai pazienti: "Prima la ribellione e il rifiuto, poi al ricerca di segni e pratiche che diano tranquillità interiore", un placebo per l'anima. Terzo, l'affidamento "che non è rassegnazione, ma la forza di confidare nelle persone vicine. L'importante è dire: io ci sono". Per i familiari come per gli operatori sanitari e sociali, "chiamati a mettere in pratica la carità dell'ascolto, con competenza e cuore".

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