07-01-2015 ore 15:18 | Rubriche - Fahrenheit 451
di Giovanni Catelli

E 'a finestra c'è la morti. La via anarchica di Piazza Fontana: testimonianze ed indagini raccontate da Fuga e Maltini

A cavallo della mezzanotte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, il ferroviere anarchico Pino Pinelli precipitò da una finestra della Questura di Milano. Questa data resterà impressa per sempre nella storia della strategia della tensione in Italia. Dopo la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre, dall'Ufficio Affari Riservati del Viminale, l'organismo centrale che controllava e indirizzava le indagini sugli atti terroristici, era partita l'indicazione precisa della pista anarchica; i suoi uomini si erano “precipitati" a Milano a coordinare le indagini, e il nome di Valpreda era stato fatto subito come probabile colpevole.

 

Caduta preordinata o frutto degli eventi

Questa precisa decisione, assunta a priori, emerge con chiarezza dal documentatissimo libro E 'a finestra c'è la morti, (edizioni Zero in condotta) che propone le testimonianze raccolte proprio tra chi svolse le indagini, precostituendo la pista anarchica. Tra reticenze dei capi e palesi ammissioni di altri inquirenti, appare chiara l'atmosfera di pesante depistaggio che portò a indicare in Valpreda il “mostro” colpevole della strage. In questo quadro, la caduta di Pinelli dalla finestra durante uno spossante interrogatorio appare un utile corollario alla teoria già formata: non sapremo forse mai se quella caduta fu preordinata o frutto degli eventi, ma l'intero quadro che la circonda getta una luce sinistra e desolante sullo stato delle forze che in Italia, in quegli anni, avrebbero dovuto garantire l'ordine. Gabriele Fuga ed Enrico Maltini, avvocato penalista l'uno e componente di comitati di difesa civica l'altro, raccolgono qui materiali preziosissimi, che ci avvicinano ancora  alla verità inconfessabile.

 

Le indagini

Un senso di impotente disgusto avvolge il lettore di fronte ad alcune testimonianze: è inquietante percepire le precise modalità con cui vennero portate avanti indagini così delicate. Di fronte a tali tutori dell'ordine si staglia, come un convitato di pietra, la figura limpida, cristallina, di Giuseppe Pinelli, un uomo onesto, retto, che con la propria morte paradossalmente contribuì a smascherare quell'ipotesi prefabbricata che proprio da quella morte avrebbe dovuto ricevere conferma.

 

La verità

La nostra gratitudine va a quei giornalisti, come Camilla Cederna, che la notte della tragedia poterono assistere in diretta alla macchinazione, e subito si batterono per denunciarla; altrettanta gratitudine va a chi, come gli autori di questo libro, si batte ancora perché una completa, piena verità possa emergere su eventi così dolorosi e tragici, che macchiano tuttora le istituzioni e la memoria del nostro Paese.

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