05-06-2017 ore 18:30 | Rubriche - Musica
di Andrea Galvani

Londra, Their mortal remains. Un viaggio interattivo nell'universo dei Pink Floyd

Ad occhi spalancati, nelle sale del Victoria&Albert Museum di Londra, un gioiello architettonico che custodisce oltre 4 milioni e mezzo di oggetti e 5 mila anni di arte e storia, centinaia di persone ogni giorno si mettono pazientemente in coda per Pink Floyd: Their mortal remains. È stata presentata come “la mostra definitiva” sulla band che ha scritto pagine indelebili della storia della musica e in 50 anni ha venduto 200 milioni di dischi. Il prezzo del biglietto varia dalle 20 alle 25 sterline. Inaugurata il 13 maggio rimarrà aperta fino al 1 ottobre. Dopo girerà l’Europa, facendo tappa anche in Italia. Accoglie i visitatori la leggendaria console 40 canali Emi Tg 12345 Mk IV, utilizzata per Dark side of moon e venduta ad un’asta a New York al prezzo di 1,807,500 dollari.


In origine la psichedelia

Cuffie in testa, si sale sul primo mezzo di locomozione dei Pink Floyd, un Bedford nero con banda candida e inizia il viaggio. È il 1967. La città è Londra e la colonna sonora mette i brividi: Arnold Layne. La psichedelia è rappresentata in ogni sua forma, attraverso suoni, immagini e personaggi ispiratori. The Piper At The Gates Of Dawn: sopra uno schermo è tracciata la via: appare Alice. Corre, entra nella tana del Bianconiglio. Picture disc a gogo, insegne e locandine, disegni, biglietti, copertine. Locali che hanno fatto la storia, Ufo, Earls court, Royal Albert hall. Dischi, molti dischi: Hawkwind e Sopwith Camel, Elvis e Bowie, Sex Pistols e The Clash. Ogni teca è un tesoro. Oltre 350 i pezzi esposti, "anche se avrebbero potuto essere migliaia", ha commentato Mason, che insieme a Gilmour e Waters si è impegnato davvero molto per la buona riuscita dell'operazione. Disegni e schemi originali mostrano i metodi di lavoro, lo strettissimo rapporto del gruppo con un team di designer di livello mondiale: l’illustratore Gerald Scarfe, l’architetto Mark Fisher, l’ingegnere Jonathan Park, l’animatore Ian Emes, l’artista dell’illuminazione Marc Brickman. ​Quindi Aubrey Powell e Storm Thorgerson, della Hypgnosis. I fautori di alcune delle più mirabili copertine della storia della musica.

 

Strumenti, partiture e missaggi

Decine gli strumenti, gli effetti e gli apparecchi tecnologici. Molte delle chitarre di Gilmour: una Gibson Les Paul dorata, Telecaster e Stratocaster in quantità, compresa la celeberrima Black Strat, accanto al primo proiettore Rank Aldis Tutor (I), al Mini Moog synthesiser di Wright e all’Azimuth Co-ordinator costruito dagli scienziati di Abbey road, forse ispirandosi ai testi di Astronomy domine: “The sound resounds around the icy waters underground...”. E ancora gong e bacchette, tastiere, Hammond, la loro prima drum machine e un’infinità di cavi, jack, effetti e pedali, compresi i banchi dove mixare la propria versione di Money. Quaderni coi testi di Wish You Were Here e Have A Cigar e lo spartito colorato di Atom heart mother, il libro ed il bastone delle punizioni della scuola di Cambridge dove hanno studiato Barrett e Waters. I set originali del primo tour di The Wall, con i gonfiabili e le maschere della “surrogate band” che apriva i concerti, accanto alla ricostruzione della stazione di Battersea, teatro di Animals e archetipo di una rivoluzione che ha cambiato il pianeta. Vastissimo il background del gruppo, disposto in ordine cronologico con approfondimenti e suggestioni. Grande spazio è lasciato all'ironia, uno dei tratti distintivi dei Pink Floyd.

 

L’albero della vita

L’esperienza raggiunge il culmine grazie alla tecnologia audio Ambeo 3D di Sennheiser. Sulle pareti di una grande sala, tra giochi di luce laser e proiettori ad altissima risoluzione, suona Comfortably numb, nella versione del Live 8, anno 2005, con la band al completo. Waters canta: “Da bambino ho colto con la coda dell'occhio un movimento fugace. Quando mi son girato a guardare era sparito. Non riesco a coglierlo ora. Il bambino è cresciuto. Il sogno è finito e io sono diventato piacevolmente insensibile”. Negli occhi lucidi dei visitatori è raccolta l’emozione di una vita segnata dalla loro musica. Un patrimonio da custodire e tramandare. La mostra finisce. Qualcuno sussurra: “Shine on”.

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