30-07-2013 ore 18:11 | Politica - Romanengo
di Antonio Margheriti

Venti associazioni della provincia di Cremona schierate per la difesa del Pianalto della Melotta messo a rischio dalla variante del PTCP, “si ripensi a questa decisione”

Fanno fronte comune tutte le associazioni ambientaliste della provincia di Cremona per la presentazione di una serie di osservazioni riguardanti la variante del PTCP tanto discussa e che mette a rischio il cosiddetto Pianalto della Melotta, importante geosito del cremasco che questo adeguamento al PTCP che si inserisce nel Piano Territoriale Regionale mette a rischio.

La associazioni
Le associazioni che fanno sentire la loro voce sono: Acli Anniverdi Crema, Circolo Ambiente Scienze, Coordinamento Comitati ambientalisti della Lombardia, Coordinamento dei Comitati contro le autostrade CR-MN e Ti-Bre, Delegazione FAI Cremona, Gruppo LUCI Cremona, Italia Nostra Cremona, Legambiente Alto Cremasco, Legambiente Cremona, Lipu Cremona, Salviamo il Paesaggio Cremasco, Cremonese e Casalasco, WWF Cremona.

L’ultimo dei pianalti
Scrivono: “Il Pianalto della Melotta è l’ultimo testimone, sufficientemente conservato, dei Pianalti lombardi ed è il più meridionale dei Pianalti europei, relitti di antichi livelli della pianura, indispensabili per la ricostruzione paleogeografico ambientale e strutturale della storia della terra a sud delle Alpi e a nord dell’Appennino”.

La variante
“La variante di PTCP propone una perimetrazione su 3 livelli dei geositi provinciali e la loro superficie viene in massima parte ricompresa nella fascia 1 (la più bassa) di tutela, nella quale sarebbero ammesse anche “trasformazioni” che “prevedano modificazioni morfologiche e/o la predisposizione di elementi antropici intrusivi e permanenti”.

Salta la tutela
“In altre parole, in contrasto con quanto disposto dallo stesso PTCP vigente e dal Piano paesaggistico e territoriale regionale, tutti i geositi provinciali e quello del Pianalto della Melotta in particolare, tramite un azzonamento interno che alle scriventi assolutamente arbitrario e scientificamente infondato vengono, nel loro insieme e nella loro specifica unitarietà, privati di norme di tutela efficaci”.

Attività invasiva
“Ne risulta che, un’attività estremamente invasiva, come l’escavazione, avrebbe via libera in una zona che è doveroso conservare nella sua integrità sia per consentire alla comunità scientifica la ricostruzione del nostro passato sia per garantire alle generazioni future conoscenza e fruizione di un ambiente unico per i suoi caratteri naturalistici e paesaggistici e non a caso attualmente ritenuto meritevole di salvaguardia anche a livello nazionale ed europeo”.

Rivedere la decisione
“L’auspicio è che l’istituzione provinciale voglia rivedere tutti quegli aspetti della variante che indebolendo se non annullando importanti norme di tutela del territorio, peraltro attualmente in vigore, rendono davvero poco “sostenibile” le previsioni di sviluppo della nostra comunità, ben rappresentata, ci pare dal intero e compatto schieramento delle associazioni e dei comitati ambientalisti della provincia di Cremona”.
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