30-01-2014 ore 19:10 | Politica - Romanengo
di Rebecca Ronchi

Geosito della Melotta. Lettera aperta contro la Provincia di Cremona: “luogo di singolarità geologica tutelata dal codice dei beni culturali e del paesaggio”

La cava di argilla nel geosito del Pianalto di Romanengo non deve essere realizzata. Questo il contenuto della lettera aperta indirizzata alla Commissione ambiente della provincia di Cremona da parte della Delegazione FAI CR, Legambiente AltoCremasco, Salviamoil paesaggio-CR e WWF.  

 

Nessun vantaggio

“Né il vorace utilizzo di una risorsa non rinnovabile, né tanto meno, la devastazione di un sito di grande valenza geologica e come tale tutelato anche dalla normativa nazionale, potrà essere efficace elemento di contrasto alla crisi che da anni attanaglia il settore edilizio. Il gruppo Laterizi Danesi, al cui ipotetico piano industriale si vuole accondiscendere, come specificato nelle controdeduzioni, non potrà trarre vantaggi significativi dall’escavazione di ulteriori tonnellate di argilla dal Pianalto”.

 

Cassa integrazione nel settore

“Alcuni suoi stabilimenti, siti nel bresciano e nel pavese, a fronte della stasi della domanda, hanno negli ultimi mesi collocato i dipendenti in cassa integrazione e nell’attività di cava, per l’impresa Danesi, come per tutte le altre del settore, non potranno esservi realistiche possibilità di incremento nel numero delle maestranze. Il settore delle cave è notoriamente a basso impiego di manodopera, come è stato inequivocabilmente evidenziato tanto da un’indagine condotta dalla Regione Lombardia”.

 

C’erano ancora 500 mila metri cubi

“A fronte, dunque, di certezze in merito ai danni ambientali che l’escavazione inevitabilmente arrecherebbe al Pianalto, paiono del tutto infondate le previsioni di eventuali benefici economici ed occupazionali derivanti da una maggiore disponibilità di argilla, la cui possibilità di estrazione nell’ATE a8, del resto, è ben lungi dall’essere esaurita. Infatti il “vecchio” piano cave ancora riserva alla ditta Danesi la possibilità di estrarre 500.000 mc, a cui se ne vogliono aggiungere con il nuovo, come richiesto dall’impresa 1.800.000

 

Sarebbe bastata per un decennio

"Il tutto a fronte di un fabbisogno stimato di argilla, per l’intera provincia nel prossimo decennio, di un valore compreso tra i 462.537,3 mc  ed i 572.69, secondo quanto puntualizzato dal già citato studio commissionato dall’ istituzione provinciale (a che pro, ci si domanda assegnare e finanziare la ricerca, se non viene neppure lontanamente presa in considerazione?)”.

 

Profonda ferita

“La concessione all’escavazione di tali volumetria di argilla, come è ovvio, comporta l’asportazione dello strato superficiale (profondità 2,5 metri nella proposta del piano cave, portata a 3 m. su richiesta dell’impresa) di un’area a dire poco immensa: 863 mila metri quadri si aggiungono ai quasi  300 mila già dati in concessione, incidendo, così nel Geosito una ferita ampia più di un milione di metri quadri”.

 

Bene non rinnovabile

“La Provincia di Cremona, forse fraintendendo le proprie funzioni, attraverso la variante di PTCP ne ha disconosciuto, assieme alla qualità di bene naturale pregiato e non rinnovabile,  quella “singolarità geologica” che è esplicitamente tutelata dal codice dei beni culturali e del paesaggio. L’artificio dello spezzettamento in aree dal diverso valore paesaggistico e ambientale ha degradato il solo ed unico Pianalto della Melotta da “cosa immobile di notevole interesse pubblico” a cava d’argilla, una tra le tante presenti anche sul territorio cremonese”.

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