28-05-2016 ore 17:31 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Dimensionamento scuole. Durissima presa di posizione dei sindaci. Territorio cremasco pronto alla mobilitazione

“La proposta della Provincia di Cremona, in materia di accorpamenti, non rappresenta uno svantaggio solo per chi lavora a Crema e nel Cremasco, ma di un grosso danno che si riversa su tutti i lavoratori del mondo della scuola, di tutta la provincia di Cremona. Per questo motivo è necessario che si proceda ad una sostanziale modifica”. Questa frase del fiduciario di Crema del polo Apc-Marazzi, Giampietro Bonizzoni, riassume perfettamente il senso della conferenza stampa di stamattina a palazzo comunale sul dimensionamento scolastico. I sindaci dell’area omogenea cremasca hanno assicurato che se l’amministrazione provinciale dovesse forzare la mano, rifiutando di approfondire il tema e valutare le differenti possibilità, lo scontro sarà inevitabile.

 

Tutto per salvare lo Stradivari”

Entrando nel merito, Vezzini vorrebbe tenere unite le sedi di Crema Pandino e Cremona dello Stanga, con dirigenza a Cremona e accorpare in una unica scuola gli istituti cremaschi di liceo Munari e istituto Marazzi. “Tutto ciò per poter salvaguardare lo Stradivari che se non arrivasse questa delibera, chiuderebbe la dirigenza e sarebbe per forza accorpato a qualcun altro” ha spiegato Celestino Cremonesi, membro della Consulta provinciale e dirigente del Racchetti da Vinci (nell'immagine). “Han cercato di salvare lo Stradivari dandogli prima la specializzazione di moda e poi il liceo musicale”, e quindi, visti i pessimi risultati ottenuti in entrambi i casi, ora a farne le spese devono essere gli istituti cremaschi, che perderebbero autonomia e qualità.

 

Autoreferenziali

Oltre al danno, la beffa. “La preside dello Stanga – ha aggiunto Basilio Monaci, dirigente della sezione di Crema (nell'immagine) - non ha mai interpellato il corpo docente di Pandino e di Crema, se non il 5 aprile, quando ormai Vezzini dava per fatti gli accorpamenti. Si è sempre e solo interfacciata con Vezzini e le associazioni di categoria”. I sindacati, una volta fatto un incontro nel Cremasco, pare siano finalmente scesi dalla pianta e “con candore” avrebbero confessato di aver scoperto con sorpresa che quanto era stato loro assicurato da Cremona – ovvero che i cremaschi fossero favorevoli all’accorpamento. “Pare che la morìa delle tessere in terra cremasca non abbia ancora aperto gli occhi ai sindacalisti, forse se cominciano a saltare i distacchi usciranno dal loro sonno”, l’amaro commento in sala di un docente precario.

 

La durissima reazione politica

I sindaci dell’area omogenea cremasca – promotori dell’incontro di stamattina - hanno diffuso una nota stampa (in allegato) molto dura, nella quali si bolla come “inaccetabile, provocatorio e irresponsabile” il modo di agire di Vezzini, in scadenza fra una settimana e sindaco di un comune, Sesto e Uniti, di 3.083 abitanti. Per il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, quello di Vezzini e dei consiglieri provinciali cremonesi “è una prova di forza, evidentemente hanno promesso a qualcuno che avrebbero chiuso la partita in questo modo”. La medesima, contestatissima delibera fatta saltare nei giorni scorsi – qui i dettagli - è stata inserita tale e quale nel consiglio provinciale di lunedì 30 maggio e di mercoledì 1 giugno in seconda convocazione: significa che se anche lunedì i cremaschi facessero mancare il numero legale, mercoledì la delibera passerebbe con la presenza dei soli consiglieri cremonesi; in sostanza, ha sintetizzato Antonio Grassi – sindaco di Casale Cremasco - “in 4 possono decidere del destino di centinaia di migliaia di persone, senza ascoltare i pareri dei territori. Una cosa scandalosa! Se vogliono la guerra, è importante che sappiano che troveranno la guerra. Il tempo del padrone con le belle braghe bianche è finito, non ”. Significa che se anche dovesse passare la delibera, come caldamente consigliato da Ernesto Abbà, preside dello Sraffa (nell'immagine), i sindaci cremaschi dovrebbero impugnarla, fare ricorso al Tar e di fatto opporsi a qualunque altra iniziativa del consiglio.

 

Le gravi conseguenze e lo sconcerto

L’assessore all’istruzione Attilio Galmozzi ha ribadito che la fretta di Vezzini – in scadenza il 5 giugno – fa pensare ad un interesse personale e non certo territoriale: “non ci si spiega altrimenti perché tutta questa necessità di arrivare a tutti i costi ad operare scelte così contestate. E poi, diciamola tutta, non è certo compito delle associazioni di categoria entrare in questo tipo di decisioni. Devono sospendere la delibera e approfondire la questione, c’è tutto il tempo, non possono commettere un simile errore, sarebbe imperdonabile e con gravi conseguenze”. Aldo Casorati, sindaco di Casaletto Ceredano e membro dell’area omogenea cremasca, ha espresso sconcerto per l’operato di Vezzini - “non è stato eletto e non considera le istanze di un territorio vasto e significativo come il cremasco” - ma ha anche espresso tutta la propria amarezza per quanto fatto dal sindacato cremasco, “che non ha preso posizione e fatto gestire tutta la partita a Cremona. Se ancora esiste, il sindacato cremasco, batta un colpo”. Per Gianluca Savoldi, sindaco di Moscazzano e consigliere provinciale insieme a Stefania Bonaldi, “finora il consiglio provinciale ha lavorato in sinergia, la spaccatura sul dimensionamento scolastico è stata attentamente ponderata per alzare l’attenzione su una vicenda di straordinaria importanza. Credevamo fosse arrivato il tempo di riempire di contenuti il tema dell’area vasta, evidentemente ci sbagliavamo”.

 

Le prossime mosse

I sindaci ed i dirigenti scolastici sono già al lavoro per redigere un documento comune che evidenzi tutte le criticità della proposta Vezzini, in modo che anche i consiglieri cremonesi prendano coscienza del fatto che non si sta combattendo per il bene di una parte, perché il dimensionamento scolastico coinvolge tutto il comparto scolastico provinciale. Può darsi che una maggiore informazione, libera e non di parte, aiuti a comprendere meglio la vicenda. In caso contrario, la mobilitazione cesserebbe di essere un’ipotesi.

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