28-05-2015 ore 18:59 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Libertà di culto, Crema boccia la Regione. In Consiglio il dibattito sulla pianificazione dei servizi per le attrezzature religiose

Il Consiglio comunale di Crema è tornato a discutere di religione o meglio, di libertà di culto, con la mozione presentata dalla maggioranza, intitolata Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi: una legge dannosa per l'Italia e la Lombardia, in particolare dopo la dichiarazione d'illegittimità delle norme regionali che limitano l'esercizio delle attività di culto. Il riferimento è alla legge 'anti moschee' promosso dalla Regione Lombardia; in estrema sintesi – il documento è in allegato - i Consiglieri di maggioranza pongono in votazione il documento che esprime “dissenso per la normativa regionale”. Come sintetizzato da Gianluca Giossi, Pd, “deve uscire forte dai consigli comunali una voce su una legge che va a ledere i diritti costituzionali”.

 

Il referendum obbligatorio

Per Torazzi “la legge regionale cerca di mettere dei vincoli” a quelle religioni che contrastano con il sitema giuridico italiano; in sostanza, “uomini e donne sono uguali, le donne possono studiare e non appartengono al marito; i figli non appartengono al marito, il divorzio lo possono chiedere anche le donne”. L'esponente leghista è stato molto chiaro: “Anche io non sono contento di questa legge regionale, che non vuole il referendum su questioni religiose perché sono favorevole che il referendum sia messo su tutto, anche su questioni religiose, per evitare che un'amministrazione sia intimidita o sotto ricatto, quindi facciamo esprimere i cittadini. Sul caso di una nuova moschea dovrebbe essere obbligatorio”.

 

Incoerente ed inefficace

“Mozione incoerente, che non porta a un qualcosa di efficace per l'amministrazione di Crema. Cosa produce esprimere il proprio dissenso agli altri Comuni? Abbiamo risolto il problema? Questo è portar via i soldi ai cittadini”. Così Christian Di Feo, Movimento 5 Stelle, secondo il quale è “inaccettabile il percorso scelto da Regione Lombardia per arrivare a questo tipo di legge”, approvando un documento “che presenta forti dubbi di incostituzionalità”.

 

Frammentaria e improvvisata

Per il Patto civico, Dante Verdelli si è trattato di una “mozione importante che sottolinea l'inconsistenza di una normativa regionale frammentaria, improvvisata, anticostituzionale; la Regione più volte è stata placcata dagli uffici legislativi, mi pare per 3 volte; usa in modo strumentale uno strumento urbanistico gravando i Comuni di procedure improprie”. In sostanza, quella voluta dal centrodestra in Regione è una delibera che ha avuto unanime condanna da parte di varie confessioni religiose, “in modo strumentale, propagandistico ed elettorale per carpire consenso in totale sfregio alla Carta fondamentale del nostro Stato”.

 

Angela Beretta, il sindaco Stefania Bonaldi ed Antonio Agazzi  (foto © Cremaonline.it)

L'evidente operazione politica

“Non siamo fini giuristi” ha spiegato Antonio Agazzi, Servire il cittadino, “ma se la legge è al vaglio della Corte costituzionale è per via del ricorso del governo Renzi sollecitati dai consiglieri regionali lombardi del Partito democratico. C'è un'operazione politica molto evidente, come è molto politico ciò che accade in Lombardia”, ovvero dove governa il centrosinistra si apre ad una confessione religiosa “davvero atipica”, con “interlocutori molto differenti tra di loro e spesso in dissonanza tra di loro. È difficile avere un interlocutore univoco”, mentre per quanto riguarda la confessione cristiana, “è chiara la gerarchia”. Il problema non è la libertà di culto, “ma di una confessione religiosa che non ha ancora distinto la sfera civile e religiose. Quando l'Islam va al potere si parla di teocrazie”.

 

L'alternativa è la clandestinità

“L'anno scorso a Cremona, dove governava il centrodestra, avete inaugurato il Centro culturale islamico La Speranza. Qui a Crema siete contrari, mentre da due anni l'amministrazione cremasca ha avviato un percorso per trovare nuovi luoghi destinati ai servizi religiosi”. Così Gianluca Giossi, Pd, ha chiesto maggior serietà e coerenza ai colleghi di centrodestra, ricordando che “senza normative, l'alternativa è la clandestinità”, che evidentemente mal si concilia con la “sbandierata necessità di sicurezza per i cittadini”. Visto che non trovano consenso negli elettori cremaschi in altro modo, ha aggiunto Giossi, arrivano a fomentare le differenze ed il timore.

 

La priorità dei diritti

“Il diritto alla sicurezza è prioritario rispetto alla libertà religiosa” per Tino Arpini. Condividendo in pieno le tesi di Torazzi ed Agazzi, l'esponente di Solo cose buone per Crema, “le intese con lo Stato servono per regolamentare le festività, il riconoscimento dell'autorità e chi abbia rappresentanza legale e giuridica, i matrimoni”. Non si tratta di “aspetti secondari, ma priorità che impattano sul quotidiano di tutti”. Per Arpini il Comune sponsorizza “il filone islamico” col progetto I care, che prevede la cura del verde di piazza Fulcheria: “vedrei bene una sponsorizzazione più adeguata se queste comunità si mettessero in piazza a contestare posizioni fondamentaliste di filoni islamici che compiono tragedie. Questo sarebbe più credibile”. Al termine della seduta, 3 ore dopo, i contrari sono Agazzi e Arpini, mentre il Movimento 5 Stelle non partecipa alla seduta e la mozione incassa il parere favorevole della maggioranza.

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