26-04-2017 ore 19:39 | Politica - Crema
di Andrea Baruffi

Crema. Dal ricorso al Tar per i tagli di Monti al Consiglio di Stato per l'ufficio postale

Due ricorsi. Uno al Tar promosso dai Cinque Stelle (qui il dettaglio) contro i tagli del Governo Monti del 2012. L’altro al Consiglio di Stato richiesto da Tino Arpini (clicca per il testo integrale) contro la chiusura dell’ufficio postale di Ombriano. Ad entrambi ha risposto il sindaco Stefania Bonaldi durante la prima ora del consiglio comunale di oggi, dedicata alle interrogazioni.

 

Ricorso solo con Anci

Entrando nel dettaglio, i grillini Alessandro Boldi e Christian Di Feo (nell'immagine a lato) hanno posto l’attenzione ai tagli nei trasferimenti Stato Comune approvati con decreto del Governo Monti. In particolare hanno chiesto “la cifra di competenza del comune che la Corte Costituzionale ritiene illegittimamente trattenuta” e la possibilità di “ricorsi o diffide verso il Ministero degli interni per ottenere le somme non trasferite al comune”. La Corte Costituzionale, ha precisato il sindaco, “non ha dichiarato illegittimo il provvedimento ma il metodo utilizzato per effettuare i tagli. Con la circolare del 30 marzo l’Anci ha proposto allo Stato una nuova modalità di riparto dei tagli. Il comune ha deciso di non effettuare singolarmente un ricorso, aderendo ad eventuali azioni collettive promosse dall’Anci. La somma di competenza è pari a 2 milioni 500 mila euro”. Il consigliere Alessandro Boldi si è detto “concorde sulla possibilità di un’azione con l’Anci”.

 

Dialogo con le Poste

A riproporre il tema della soppressione dell’ufficio postale di Ombriano è stato Tino Arpini (nell'immagine a lato). Dopo il parere negativo del Tar, il consigliere ha chiesto se il comune non intende “ricorrere al Consiglio di Stato per un giudizio netto e favorevole per ripristinare un servizio a favore dei cittadini e in particolare delle fasce più deboli”. Il sindaco ha dichiarato “l’intenzione di riprendere un dialogo con le Poste italiane in sede non giudiziale. Ricorrere al Consiglio di Stato ci sembra temerario”. Arpini si è dichiarato insoddisfatto della risposta: “lasciar perdere la questione vuol dire non interessarsi ai problemi del quartiere più popoloso di Crema”.

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