23-07-2018 ore 13:35 | Politica - Crema
di Marilisa Cattaneo

Mafia. Per vincerla 'servono spirito critico e lotta': Salvo Vitale e Faro Di Maggio a Crema

"Guardare, vivere, capire il territorio comprendendone le logiche e facendo lotta tutti insieme: solo così si potrà sconfiggere la mafia". Ieri sera alla festa di Rifondazione comunista di Crema si è tenuta la serata sul tema Contrasto alla criminalità organizzata e legalità. A sedere sotto i porticati del podere di Ombrianello sono stati Salvo Vitale e Faro Di Maggio, compagni di Peppino Impastato. I due hanno ripercorso oltre 40 anni di storia, di attività e di ideali prima e dopo l'assassinio del giornalista siciliano, avvenuto l'8 maggio 1978.

 

Commemorazione e storia

La giornata commemorativa ha preso il via nel pomeriggio con l'intitolazione della sede di via Cremona 27 a Impastato (foto sotto). A fare gli onori di casa è stato il segretario generale Pier Giuseppe Bettenzoli che ha esortato "ad una lotta continua e non a mere attività sporadiche". Dalla voglia di cambiare il mondo sulla scia del sessantotto passando per la nascita del circolo Cinema e cultura a Cinisi, l'esperienza di Radio aut fino all'uccisione di Impastato e il depistaggio sulla sua morte: numerose le questioni affrontate dai due compagni per "ricordare Peppino a 40 anni dalla morte". 

 

Satira e controinformazione

"Guardare il territorio facendo caso alle speculazioni, badando all'informazione e alla controinformazione: questo era quello che faceva Peppino e sul quale bisogna continuare a spendersi". Una comunicazione radiofonica, quella dei compagni, come strumento di ricerca degli elementi di conflittualità, attraverso interviste, analisi e registrazioni dei consigli comunali. Contro politici e mafiosi il programma satirico Onda Pazza, "un'azione molto pericolosa perchè metteva in discussione l'onorabilità di boss e personaggi legati ai clan e che ha portato alla morte di Impastato". Una radio utilizzata "per entrare nelle case di chi non frequentava il circolo e aveva paura di condividere le nostre idee".

 

Assuefazione e influenza

Una vera e propria lotta quella degli anni settanta messa in campo da studenti, insegnanti ma anche operai. "Oggi i cittadini hanno rinunciato, assuefatti da ciò che i media e il sistema propongono loro" ha aggiunto Di Maggio: "La mafia è un problema di tutti e i nostri comportamenti influenzano la sua potenza. Dal disinteresse ai favoritismi, soprattutto nelle amministrazione pubbliche: tutto ciò fa in modo che questo cancro attecchisca nel tessuto sociale". A tenere banco anche il depistaggio sulla morte del giornalista siciliano e la storica sentenza pronunciata dopo 22 anni di battaglie. "Peppino è stato ucciso dalla mafia e lo Stato ha dovuto chiedere scusa per aver infangato il suo nome e il suo onore. Pensavano di riuscire a spegnere la radio e i nostri ideali ma non ci sono riusciti".

 

Legalità: critica e ribellione

In fondo tutto il mondo è paese. Per Vitale "non esistono isole felici dove non ci sia la mafia o la criminalità, come spesso vogliono farci credere. Tutti devono aprire gli occhi, denunciare comportamenti illeciti, dar vita a manifestazioni e lavorare nelle scuole educando alla legalità". Una legalità intesa come "spirito critico e capacità di analisi, sapendosi ribellare quando qualcosa non funziona". A chiudere la serata è stata una provocazione rivolta a Bettenzoli: "Ha senso - ha chiesto Vitale - essere comunisti oggi?". "Se non ne valesse la pena non saremmo qui: dietro ad ognuno di noi c'è la volontà forte di cambiamento, nonostante questo sia un momento difficile". Secondo Bettenzoli una cosa è certa: "Fino a quando sulla terra ci sarà almeno un comunista i capitalisti non potranno dormire sonni tranquilli".

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