23-03-2017 ore 15:03 | Politica - Casale Cremasco Vidolasco
di Gianni Carrolli

Scrp, il futuro dopo il restyling. Grassi: "potrà sopravvivere economicamente?"

“Si cambia lo statuto di Scrp e si discute del piano industriale della società, ma non si pone la madre di tutte le domande: il nuovo soggetto potrà sopravvivere economicamente? È impossibile rispondere d’emblée sì o no; anche dopo lunga riflessione è difficile giungere ad una conclusione”. Lo afferma il sindaco di Casale Cremasco Vidolasco, Antonio Grassi, che riflette in maniera critica sulle conseguenze del restyling societario di Scrp.

 

Preparazione professionale

La prima questione è organizzativa: “i dipendenti sono professionalmente preparati a sostenere i compiti che li aspetta dopo il restyling societario?”. Ciò apre un intero scenario, composto da decisioni che vanno dalla ri-professionalizzazione dei dipendenti all’eventualità di dover gestire degli esuberi, sia per questioni prettamente quantitative, sia per far fronte alla necessità di competenze di fronte a nuovi incarichi e mansioni.

 

Costi e benefici per i soci

Una altro capitolo riguarda l’ipotesi che qualche Comune possa lasciare la società consortile. “Più comuni se ne andranno, più aumenteranno le spese per i restanti – spiega Grassi – e qui sta il cuore del problema: il rapporto costi/benefici per i singoli soci. Se il ruolo preminente della futura Scrp sarà di centrale unica di committenza (Cuc) con alcune funzioni ausiliarie, è lapalissiano che l’utilizzo di tali servizi non sarà omogeneo per tutti i soci. Si verificherebbe una sproporzione enorme tra la quantità e l’impegno finanziario degli appalti di Crema rispetto a quelli di un qualsiasi altro comunello di mille, duemila, tremila abitanti”.

 

Scrp centrale appaltante

Per il sindaco di Casale la necessità di affidarsi a Scrp quale centrale d’appalto diminuisce al diminuire delle dimensioni del Comune: “per appalti di servizi e forniture i lillipuziani possono fare da sé fino a 40 mila, mentre per i lavori è concesso loro di arrivare a 150 mila. Oltre serve la Centrale unica di committenza. In una legislatura quanti appalti oltre tale soglia si imbatte un piccolo comune? Pochi, pochissimi: in 3 anni al comune di Casale Cremasco Vidolasco, 1950 abitanti, non è mai accaduto”.

 

La valutazione del recesso

Infine, rimane in ballo il destino di Consorzio.it e dei suoi dipendenti: “quale interesse hanno i piccoli Comuni a mantenerla in vita? Nessuno”, afferma Grassi. A ciò aggiunge che il costo pro-capite diminuisce all’aumentare della popolosità dell’ente: “il Comune di 1500 abitanti avrebbe pagato, per abitante, sette volte e mezzo di più della città”. Alla luce di tutto ciò, il sindaco di Casale non ha dubbi su quale scelta adottare: “pagare per chi? Per vedersi imposto con diktat sovietico, come è avvenuto, l’inserimento della pulizia dei mercati tra i servizi essenziali nella gara di igiene ambientale? No, grazie”.

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