23-01-2015 ore 12:33 | Politica - Crema
di Stefano Zaninelli

Crema. L'Islam, tra luoghi comuni e conseguenze del colonialismo europeo

La questione del velo, della presunta sottomissione delle donne, della violenza degli insegnamenti religiosi e dell’intransigenza del credo: queste sono solo alcune delle questioni trattate ieri sera in sala dei Ricevimenti durante l'appuntamento intitolato Le domande scomode sull’Islam. L’incontro ha attratto anche larga parte della comunità islamica cremasca ed a partire dalle domande del folto pubblico, sono stati discussi molti dei luoghi comuni che aleggiano attorno alla fede islamica.

 

Una religione violenta?

Una delle credenze più diffuse è quella dell’Islam come religione violenta. Alcuni versi del Corano contengono inviti allo sterminio ma è bene fare attenzione: “ci sono effettivamente dei passaggi in cui si parla di combattimenti e violenze – ha spiegato il professore Francesco Mazzuccotelli, esperto di Islam dell’Università di Pavia – e fanno riferimento al periodo in cui il profeta Maometto ricopriva una carica politica e militare. Estrapolando singoli versi dal testo sacro si rischia, però, di rendere rappresentativo del Corano ciò che in realtà ha bisogno di essere contestualizzato”.

 

“Un solo Islam non esiste”

Le religioni, hanno spiegato sociologi e teologi già nel diciannovesimo secolo, sono fatti sociali complessi. “L’Islam non ha nulla di paragonabile alla Chiesa cattolica, a livello gerarchico. Questo rende estremamente complesso parlare di una religione, di rappresentanti e di indirizzi fideistici in termini dogmatici. Nessuno può dire, insomma, che un determinato magistero, od il suo equivalente islamico, debba essere rispettato da tutti”.

 

Lidia Gallanti, Francesco Mazzuccotelli, Emanuele Coti Zelati (foto © Cremaonline.it)

L’intolleranza verso le altre fedi

Diffusa almeno quanto la credenza di un Islam violento è la convinzione che in Medio Oriente regni il divieto di edificare luoghi di culto diversi da quelli islamici. “Questo non è assolutamente vero – ha smentito Mazzuccotelli – se non per il solo paese dell’Arabia Saudita. Può essere vero che ci sono limitazioni alle attività di proselitismo e di conversione religiosa; ci sono situazioni problematiche e contesti critici; permangono, da tempo, alcuni vizi giuridici. Non di meno, in molti Paesi le chiese e le congregazioni ci sono ed il culto può essere serenamente svolto”.

 

La condizione femminile

Spesso si sente dire che le donne sono considerate inferiori all’uomo ed il velo ne è il simbolo. È stato ribadito anche in Consiglio comunale a Crema ed è stata una delle motivazioni che ha spinto la minoranza di centrodestra a proporre il Patto d’onore. “Nel Corano si invita il genere femminile ad un abbigliamento modesto, a non mettere in mostra le proprie virtù ed evitare comportamenti provocanti. Si parla anche del velo, visto come una questione di modestia. È miope limitarsi a guardare al velo quando ci sono questioni più dirimenti, come la possibilità di andare a scuola, lavorare, raggiungere l’autonomia economica e raggiungere un certo status sociale”.

 

La questione del Califfato

“In questi decenni modernizzazione e modernità sono state mediate dal colonialismo. A partire dagli anni ’60 la reazione alle èlite colonialistiche europee ha condotto ad un circolo vizioso: la scelta tra i regimi militari instaurati ed i movimenti radicali formatisi in opposizione. Attraverso una serie di delegittimazione delle istituzioni religiose tradizionali, i movimenti radicali si sono imposti come l’alternativa alla frustrazione e all’Occidente. Quindi – ha concluso Mazzuccotelli – avere in mente le conseguenze del colonialismo europeo in tutto il mondo arabo è indispensabile a capire come sono cresciuti e si sono sviluppati i movimenti fondamentalisti”. 

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