21-12-2014 ore 11:37 | Politica - Dalla provincia
di Gianni Carrolli

Cremona. No ai registri per le unioni civili, sì alle politiche familiari. Trespidi, Udc: "la famiglia tradizionale va difesa e sviluppata"

 “In una società laicista i figli sono considerati come degli oggetti per soddisfare un desiderio proprio (alla paternità o alla maternità). Noi dell’Udc – afferma il segretario provinciale Giuseppe Trespidi – siamo  contrari a questa idea di società: le discriminazioni vanno rimosse ma non ci stiamo a chi vuole fare una fotocopia del matrimonio stravolgendo il vero senso della parola famiglia”.

 

L'organizzazione sociale a rischio
“Stabilire garanzie giuridiche per una coppia di conviventi anche dello stesso sesso è un fatto di civiltà, ma definire queste convivenze matrimoni è una distorsione dell'etimologia del termine e, nella sostanza, anche della natura. Dobbiamo essere chiari: difendiamo temi eticamente sensibili non per essere politicamente corretti nelle stanze del Vaticano, ma perché riteniamo che ci sia una disgregazione che aleggia sulle nostre famiglie, sull’organizzazione sociale. Concedere a delle “coppie gay” di diventare “genitori” può essere interpretabile come risposta ad un sintomo di “legittime aspirazioni” ma non sono altro che frutto dell’egoismo di due uomini, o due donne, che desiderano avere una maternità e una paternità anche a discapito del bambino, che, in questo caso, sarebbe la parte lesa. Noi non possiamo che essere dalla parte del più debole: il bambino”.

 

Una questione di civiltà
“Mi sembra evidente che le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze della vita hanno dei diritti che devono essere tutelati. Non equiparazione al matrimonio tra uomo e donna non significa non riconoscere diritti che vanno riconosciuti. È una questione di civiltà. I pilastri fondamentali che reggono la nostra nazione, vale a dire le famiglie formate da un uomo e una donna, sono il fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale e i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva”.

 

L'arte del vivere insieme
“Riflettere sulla complementarietà, non è altro che meditare sulle armonie dinamiche che stanno al centro di tutta la Creazione e quella tra uomo e donna sta alla base del matrimonio e della famiglia, che è la prima scuola dove impariamo ad apprezzare i nostri doni e quelli degli altri e dove cominciamo ad apprendere l’arte del vivere insieme. Un luogo di "valori e ideali" che in questo periodo sono messi in discussione e si cerca di disconoscerli a livello politico e culturale”.

 

La devastazione spirituale
“Viviamo in una cultura del provvisorio, in cui sempre più persone rinunciano al matrimonio come impegno pubblico. Questa rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la bandiera della libertà, ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili”.

 

Sviluppare la famiglia
“È sempre più evidente che il declino della cultura del matrimonio è associato a un aumento di povertà e a una serie di numerosi altri problemi sociali che colpiscono in misura sproporzionata le donne, i bambini e gli anziani. Parlare di famiglia conservatrice o famiglia progressista è un errore: la famiglia è famiglia! La famiglia ha una forza in sé che non va solo tutelata ma va sviluppata”.

 

L'occasione per Cremona
“Perciò – conclude Trespidi – nei Consigli comunali anziché discutere sull’istituzione di registri ad hoc sarebbe più opportuno discutere di Politiche familiari e decidere come adottarle nel nostro territorio. Da questo punto di vista il Comune di Cremona ha la possibilità di essere l’artefice di una vera Politica familiare da sviluppare. Vedremo se da martedì sarà capace di farlo”.

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