21-09-2014 ore 20:30 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Elezioni provinciali. Delineate le posizioni: dai contrari ai dissidenti alle bocciature incrociate di sinistra. A destra un retroscena che svela le strategie future

Che le nuove amministrazioni provinciali facciano gola a molti non è una gran notizia. Quanto accaduto nel centrosinistra è noto a tutti; in barba alla decisione di non presentare un sindaco di Crema, Cremona o Casalmaggiore, ma un giovane di un comune medio piccolo, abbiamo assistito all'autocandidatura del sindaco di Cremona Giovanni Galimberti, la conseguente bocciatura di Stefania Bonaldi (interessata anche ad intercettare il crescente e pericoloso malcontento civico) e infine la proposta di Angelo Carlo Vezzini, sindaco di Sesto ed uniti.

 

Assenti, nominati e dissidenti

SeL e Rifondazione Comunista non hanno gradito l'assenza dei cittadini dal voto e non l'hanno tenuto nascosto, il Movimento 5 Stelle ha bollato il tutto come “il club dei nominati”, la Lega nord ha gridato all'inciucio e rivendicato autonomia totale. Prima di tutto ciò, a sparigliare le carte sono arrivati alcuni amministratori 'dissidenti', nell'accezione contemporanea di “chi non si riconosce nei partiti”, in particolare il sindaco di Casale Cremasco Vidolasco Antonio Grassi e di Madignano Guido Ongaro, seguiti a stretto giro di posta da una manciata di primi cittadini cremonesi, dal sindaco di Castelleone Pietro Fiori e dalla giovane sindachessa di Casaletto Vaprio Ilaria Dioli. Stamattina alle 9 la lista 'Provincia partecipata cantiere civico' è stata ufficialmente presentata da Giovanni Biondi e le firme a corredo 74, sette in più del necessario.

 

Il retroscena nel centrodestra

Nemmeno nel centrodestra la scelta di un candidato presidente è stata semplice: vale quindi la pena di dar conto di un significativo retroscena, che apre le porte su scenari prossimi piuttosto significativi. Parafrasando il buon Roberto Benigni, “si dice che, si sa, è sicuro, ma non è detto che sia vero”, fatto sta che mercoledì a Crema è arrivata una telefonata di Mino Jotta, del coordinamento provinciale cremonese di Forza Italia, che annunciava la decisione di candidare alla presidenza il sindaco di Spino d'Adda, Paolo Riccaboni. Il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Crema, Simone Beretta, non avrebbe accolto la notizia con entusiasmo, usando un eufemismo. La telefonata sarebbe proseguita con toni tutt'altro che concilianti e si sarebbe conclusa con una nuova candidatura: Antonio Agazzi, col sostegno dell'Udc e del Nuovo Centro Destra. Dalla lista di candidati al consiglio provinciale, a quel punto, pare sia uscito il nome di Beretta per far posto a quello del sindaco di Offanengo, Gianni Rossoni.

 

La seconda versione

Va detto, però, che in seno al centrodestra dell'Alto Cremasco, esiste una versione differente, che per dovere di cronaca, riportiamo: in realtà il sindaco di Spino, visti i componenti della lista e, soprattutto, valutate le possibilità di successo, dato il voto ponderato ed il potere attuale del Partito democratico, abbia (senza eufemismi, stavolta) gentilmente declinato l'offerta della candidatura. Ovviamente non si conoscerà mai tutta la verità, nota solo ai protagonisti e agli eventuali testimoni.

 

La Fondazione fucina

A questo punto, in attesa di eventuali smentite (che nel caso avrebbero il merito di confermare la tesi), risulta lampante la necessità di rinnovamento nel centrodestra (evidentemente non più procrastinabile). Il punto è, in che modo? Chissà, forse con la nascita di una Fondazione, capitanata proprio dal sindaco di Spino d'Adda col supporto di due notissimi e spesso celebrati imprenditori cremaschi: uno siede in consiglio comunale a Crema, seppure in minoranza, l'altro non è (ancora) entrato in politica, anche se riveste una carica di prestigio in seno ad un'importante associazione di categoria. Manca solo un elemento. Il nome? Vista la capacità creativa e l'intraprendenza dei protagonisti non sarebbe male questo: la fucina, con o senza articolo.

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