16-08-2017 ore 10:31 | Politica - Crema
di Gianni Carrolli

Regione. Referendum, dai costi alle “mezze verità” dei Democratici: Lena replica a Piloni

“La nenia targata Pd ancora una volta si spreca in una versione negazionista dell’utilità di un Referendum che chiede più autonomia per la Lombardia”. Il consigliere regionale leghista Federico Lena replica così al segretario provinciale Pd Matteo Piloni, spiegando che il referendum mira ad ottenere “maggiore autonomia ovvero maggiori deleghe su materie concorrenti o materie esclusive in carico allo Stato centrale, e ovviamente le risorse economiche per gestirle”. Tre le questioni su cui Lena intende fare chiarezza: i costi, il residuo fiscale, le “mezze verità del Pd”.

 

Costi della logistica

Quanto ai costi, il consigliere del Carroccio osserva come dei 46 milioni di euro per il referendum “30 milioni sono per l’organizzazione (aule per seggi , scrutatori, etc etc) e 16 milioni per tablet e Pc ,perché l’ elezione avverrà in modo informatizzato”. I costi organizzativi si sarebbero potuti risparmiare “se il governo Pd avesse concesso di poter votare il referendum insieme, per esempio, alle ultime elezioni amministrative. Ovviamente il Pd preferisce far spendere i soldi ai lombardi”. I tablet, invece, verranno “donati alle scuole dopo il referendum, quindi in disponibilità agli studenti lombardi”.

 

Il residuo fiscale

“I Lombardi versano ogni anno a Roma 156 miliardi di euro – spiega Lena – Roma restituisce alla nostra regione solo 100 miliardi di euro. I 56 miliardi di differenza sono chiamati residuo fiscale: ovvero la differenza fra tasse versate dai cittadini e quanto il governo centrale restituisce ai lombardi in servizi e soldi. Se con la contrattazione post referendum Regione Lombardia portasse a casa anche solo la metà di questi 56 miliardi di euro, il bilancio regionale sarebbe più che raddoppiato con conseguenze estremamente positive per i cittadini lombardi”.

 

Le “mezze verità”

Rispetto infine al senso del referendum, il consigliere regionale ammette che “il giorno il referendum dopo la Lombardia non sarà già autonoma”; al contempo, l’approvazione del referendum costringerebbe “il Governo a valutare bene se scontrarsi con una volontà popolare che chiede maggiori risorse per i propri territori”. A livello politico nel Pd si registra una doppia presa di posizione: alcuni sindaci a favore del referendum, alcuni dirigenti contro. “Forse qualcuno è nato schiavo di Roma e vuole continuare ad esserlo – osserva Lena – è un po’ come scegliere se rimanere “a paghetta” per una vita o decidere di gestire in autonomia il proprio stipendio”.

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