16-03-2017 ore 16:18 | Politica - Casale Cremasco
di Gianni Carrolli

Dunas. Nuova tassa, 38 Comuni cremaschi ricorrono al Tar: “paghi chi ottiene benefici”

Non si placa la polemica contro l’introduzione di una nuova tassa, il contributo di bonifica da parte del Consorzio Dunas. L’imposta graverà anche sui paesi del Cremasco, che tuttavia non nascondono forte scetticismo nei confronti del provvedimento, tanto da annunciare ricorsi legali. In una nota ufficiale (in allegato), il Comune di Casale Cremasco e Vidolasco spiega che “al fine di tutelare i cittadini di Casale Cremasco Vidolasco, l’amministrazione comunale assieme ad altri 37 Comuni ha presentato un ricorso al Tar contro la delibera regionale che ha approvato questa tassa, al fine di eliminarla”.

 

Il Piano e i principi

Approvato in Regione Lombardia il 5 gennaio, il Piano di classificazione 2016 degli immobili del Consorzio Dunas – l’unione dei consorzi Dugali, Naviglio e Adda Serio – mira a calcolare il “riparto delle spese di costruzione delle opere, equivalente alla ripartizione millesimale dei condomini, che andasse ad individuare una percentuale da applicare al valore catastale del bene per ottenere l’importo della tassa a carico di ciascun beneficiario”. Tuttavia, osserva l’amministrazione casalasca, il principio legislativo è chiaro: “deve pagare solo chi ottiene beneficio dalle attività del consorzio, ed il beneficio deve essere diretto e specifico (quindi evidente e riferito al singolo immobile)”.

 

Il vero obiettivo

“Il Dunas – prosegue la nota – sostiene che tutti coloro che scaricano nei canali del Consorzio, anche in modo indiretto (anche a distanza di chilometri!) ricevono un beneficio e devono quindi contribuire”. Per l’amministrazione di Casale l’introduzione della nuova tassa è agevolata da una legge regionale che prevede sia il cittadino a dover dimostrare – eventualmente – di non ricevere benefici dal consorzio; da qui emerge il “vero obiettivo: gestire l’acqua degli agricoltori. Questi, avendone assolutamente bisogno, si vedranno costretti a soggiacere a qualsiasi prezzo che il Dunas vorrà stabilire attraverso una semplice delibera di consiglio di amministrazione, senza avere più alcun controllo locale della risorsa”.

 

Dagli atti ai fatti

Già negli scorsi anni alcuni Comuni si erano mossi in contrapposizione a provvedimenti del Dunas. “Però le richieste di collaborazione e dialogo da parte dei sindaci, sia a livello politico che amministrativo, sono rimaste inascoltate e si è dovuto iniziare a contrastare il Dunas con atti amministrativi. Il primo Piano di Classificazione Dunas del 2015 siamo riusciti a bloccarlo: a seguito di osservazioni presentate dai Comuni e da circa 600 cittadini è stato revocato; tra l’altro senza dare motivazioni. Il secondo Piano di Classificazione 2016, invece, nonostante le osservazioni dei Comuni e dei cittadini è stato adottato dal Dunas e approvato da Regione Lombardia nel dicembre scorso”. Da qui il ricorso al tribunale amministrativo, che apre un nuovo capitolo della battaglia.

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