06-05-2015 ore 17:16 | Politica - Soncino
di Gianni Carrolli

Soncino. Pesca sportiva nelle ex cave Danesi, esposto di Alvaro Dellera. L’Ue apre l’inchiesta sulla gestione delle aree protette

Italia ancora a rischio infrazione da parte dell’Unione europea, che ha aperto un’inchiesta in merito alla gestione delle aree protette. Tra i casi di cui l’Ue ha chiesto conto a Palazzo Chigi anche quello delle ex cave Danesi, dov’è stata avanzata la richiesta per l'autorizzazione della pesca sportiva. L’area è stata oggetto anche di un esposto (in allegato la lettera integrale) firmato da Alvaro Dellera per conto di SeL, in quanto nell’operazione di trasformazione del sito, “al fine di agevolare o comunque di consentire un'attività economica privata, la Provincia di Cremona ha utilizzato ed erogato denaro pubblico per l'incarico professionale dello studio di valutazione di incidenza”.

 

L’area e la trasformazione

Le ex cave Danesi, situate nel Naviglio di Melotta – area protetta che abbraccia i comuni di Romanengo, Soncino, Casaletto di Sopra e Ticengo – rientrano nei siti di importanza comunitaria inseriti nel progetto Rete natura 2000: un insieme di aree per la conservazione della biodiversità tutelate dall’Unione europea secondo la direttiva Habitat. Composte da 12 laghetti, “da alcuni mesi su di esse è rinato un interesse economico della proprietà – spiega il responsabile della sezione cremasca di SeL – la trasformazione di gran parte dei laghetti per la pesca sportiva a reddito”. Un’operazione, questa, che richiede la valutazione a livello regionale oltre ad uno studio d’incidenza di competenza provinciale.

 

Lo studio d’incidenza e i sospetti

Così la provincia di Cremona, “pur avendo in seno allo stesso assessorato all’ambiente validi tecnici, non ha trovato la necessaria disponibilità dei propri uffici” a redigere lo studio “in modo da indurre a un esito positivo la successiva valutazione d’incidenza della Regione”. Da qui l’emanazione di un bando per la realizzazione dello studio d’incidenza, ora affidato alla valutazione di Regione Lombardia. “La scelta della provincia di affidare l'incarico all'esterno mediante bando induce il sospetto che si sia voluto in tal modo evitare di coinvolgere i tecnici provinciali in un compito quantomeno controverso, sicuramente delicatissimo per le implicazioni ambientali in gioco”, conclude Dellera, che chiede “all'autorità giudiziaria di accertare se i fatti descritti costituiscano reato”. 

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