05-03-2015 ore 12:36 | Politica - Cremasco
di Gianni Carrolli

Lgh in Borsa. L’appello di Rifondazione comunista ai sindaci: “non avallate questa deriva, perderemmo controllo sui servizi”

“È semplicemente inaccettabile l’ipotesi di quotare in borsa Linea Group Holding avanzata nei giorni scorsi dall’Amministratore delegato, Franco Mazzini, della società all’assemblea dei sindaci aderenti ad Scrp”. Non lascia spazio ad equivoci la presa di posizione del partito di Rifondazione comunista, in un comunicato firmato da Andrea Serena e Piergiuseppe Bettenoli e sottoscritto dai consiglieri comunali Mario Lottaroli e Camillo Sartori, Enrico Duranti e Enemesio Boschiroli.

 

Le funzioni di Lgh

Linea Group – specificano i rifondaroli – società per azioni a capitale interamente pubblico, è partecipata, oltre che dal Comune di Crema, dai Comuni di Cremona, Pavia, Lodi e Rovato e svolge nei territori servizi fondamentali quali: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani ed industriali, l’acquisto e l’erogazione del gas metano e la gestione di alcuni impianti di teleriscaldamento, tra cui quello di Cremona, alimentato purtroppo attraverso l’incenerimento dei rifiuti e che andrebbe spento al più presto”.

 

Gli appetiti della malavita

“Questi servizi – aggiungono – non sono semplicemente attività dei rami d’azienda della società, ma sono invece servizi importanti per i cittadini (in particolare la gestione dei rifiuti) e non possono essere considerati come merci qualsiasi da offrire in pasto ai mercati finanziari o rischiare di divenire preda degli appetiti della malavita”.

 

Perdita di sovranità

“Se Linea Group venisse quotata in borsa saremmo ancora una volta di fronte alla perdita della sovranità e del controllo sui servizi da parte dei rappresentanti istituzionali eletti dai cittadini. Sarebbe l’ennesima liquidazione di una società pubblica, patrimonio collettivo della storia, della cultura e del lavoro dei territori. Investitori che hanno come unico fine il valore dei titoli nel mercato finanziario potranno decidere sulla qualità e sui costi dei servizi”.

 

Beni comuni

“Chiediamo ai sindaci – concludono i firmatari – di non avallare questa deriva, i servizi loro affidati sono beni comuni, non devono essere consegnati alla voracità di finanzieri a cui non interessa nulla della prosperità dei territori, della qualità dei servizi erogati e del futuro dei dipendenti e delle loro famiglie”.

496