01-08-2014 ore 20:08 | Politica - Cremona
di Antonio Margheriti

Partito Democratico. Dai sindaci l'affidamento del servizio idrico a Padania Acque, un risultato importante frutto dell'impegno e della buona Politica

Con l'affidamento del servizio idrico a Padania Acque, si chiude un lungo processo politico, durato anni, nel quale non sono mancati momenti di confronto e scontro, sempre e comunque partecipato da amministratori, cittadini ed associazioni. I sindaci della provincia di Cremona, decidendo di creare una società unica, fondendo le sette società preesistenti, di pubblica proprietà di comuni e provincia hanno scelto di prendersi cura dell'acqua come un bene comune, necessario ed indispensabile alla vita e pertanto da sottrarre alle normali regole di mercato e di profitto.

 

Investimenti futuri

Una scelta che permetterà alla società di fare investimenti nei prossimi 20 anni per 418 milioni di euro. Investimento che significa qualità del servizio, efficienza e anche lavoro. Si ricorda che Padania Acque è un'azienda pubblica e con i conti in ordine da anni, un'azienda che da lavoro a quasi 160 dipendenti e che farà investimenti certi nel territorio cremonese nel prossimo futuro. Il Partito Democratico in questi anni ha fatto la sua parte, ma il ringraziamento più forte va a tutti i primi cittadini che si sono resi protagonisti di questa partita.

 

Servizio idrico integrato

In particolare alcuni che hanno giocato un ruolo chiave e che oggi non sono più presenti all'assemblea dei sindaci Claudio Silla (Casalmaggiore) e Marco Cavalli (Romanengo), ma anche Oreste Perri (Cremona) che ha avuto il merito di stoppare la privatizzazione del servizio. Tra i tantissimi si ricorda il gruppo consiliare provinciale della Lega Nord che con l'atto d'indirizzo approvato in consiglio provinciale stoppò definitivamente la galoppata di Salini verso la società mista. Parte una nuova era per il servizio idrico integrato cremonese, un'era in cui il bene del cittadino è messo al centro del servizio grazie alle scelte eticopolitiche dei sindaci che hanno voluto rispettare l'esito referendario del giugno 2011.

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