01-04-2015 ore 13:35 | Politica - Crema
di Stefano Zaninelli

Crema. Cultura, religione e strategie demografiche. Alessandro Sallusti: “Islam in contraddizione con la democrazia”

“Siamo una democrazia e quindi un paese libero, non possiamo mettere limiti o vincoli ad espressioni di pensiero e di fede. Tuttavia, è indispensabile tutto ciò avvenga nel rispetto e nel riconoscimento delle leggi italiane”. Così il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti – ieri sera ospite all’incontro Eurabia: l’Europa conquistata dall’Islam, organizzato dal club Forza Silvio Crema 1 – dopo aver firmato la petizione contro la realizzazione del luogo di culto islamico a Crema.

 

Mancato riconoscimento

Il rispetto dei principi costituzionali e dei valori dell’Occidente, secondo Sallusti, è una questione molto delicata, difficile da dipanare per diversi motivi: “in Italia ci sono associazioni islamiche che non hanno voluto firmare per il riconoscimento dei principi della Costituzione italiana e questo mi preoccupa. Ci sono luoghi di culto in cui si rifiutano di pregare in lingua italiana e anche questo preoccupa. Il problema non è impedire a qualcuno di esprimere la propria cultura o la propria fede, ma che tutto ciò avvenga nel rispetto delle regole e della legalità”.

 

Culture inconciliabili

“È possibile – ha aggiunto il direttore de Il Giornale (nella foto) – coniugare libertà di culto e diversità valoriale: lo fanno tutte le religioni che noi ospitiamo in questo Paese, molte delle quali hanno steso Concordati e patti con lo Stato italiano, e alle quali i cittadini italiani possono donare una percentuale del proprio reddito. Finora il mondo islamico ha dimostrato di non essere pronto e disponibile a fare questo. A differenza di altre religioni, nel Corano c’è una contraddizione con l’accettazione delle regole democratiche e della cultura occidentale. L’adesione alle nostre regole porterebbe, in qualche modo, all’abiura dell’Islam, perché sono culture inconciliabili”.

 

Il referente che manca

Com’è emerso nelle ultime settimane anche sul territorio cremasco, “nella religione islamica non è possibile trovare un referente unico e questo non avviene solo a livello locale: l’organizzazione dell’islam – ha spiegato Sallusti – non è un’organizzazione gerarchica: non ha un papa, cardinali e vescovi; non ha una catena di comando; l’Islam è orizzontale. Per questo non è possibile trovare un interlocutore unico: ci sono islamici che interpretano il Corano in un certo modo, altri in un altro, altri che coerentemente con la loro interpretazione accettano, o meno, le regole; si tratta di un problema insormontabile”.

 

I tipi di conquista

Con un chiaro rimando all’Eurabia di Oriana Fallaci, il titolo della serata suggerisce possa essere in corso una conquista a matrice islamica: “tutti i regimi dittatoriali partono dal lavaggio del cervello, che addomestica le masse. Il primo punto è la conquista culturale, inserendo nella nostra cultura batteri e germi di altre culture, approfittando della debolezza della cultura occidentale e cristiana. Il virus poi si espande e fa gioco su altri fattori non culturali: se una famigli islamica aumenta di anno in anno di 5, 6 o 7 cittadini, suoi figli, al contempo gli italiani nel fanno 0,5 a testa. Proiettata nei decenni, questa diventa una conquista non necessariamente con i kalashnikov ma del territorio, che ha origine culturale”.

 

Abbandonati dall’Europa

Dal canto suo, “l’Europa ci lascia soli perché non esiste: è un’invenzione di una decina di persone che su uno yacht, a metà degli anni ’90, hanno deciso di fare l’Euro. L’Europa è una finzione, un accrocchio; parliamo 8 lingue diverse e fino a metà del secolo scorso i suoi stati si facevano guerra l’un l’altro. Sono diverse le politiche estere all’interno dell’Unione stessa; Egitto e Tunisia sono gli unici paesi che possono risolvere la situazione in Libia (di conseguenza degli sbarchi) che finché rimane destabilizzata rappresenta un fucile puntato direttamente all’Europa. Tuttavia, ci sono paesi a cui questa situazione fa comodo; noi, nel frattempo – conclude Sallusti – lasciamo che il primo finanziatore dell’Isis, il Qatar, si compri le nostre aziende, le nostre squadre di calcio e un pezzo di Milano”.

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