01-03-2016 ore 18:33 | Politica - Pandino
di Silvia Tozzi

Affido minori, “spese imprevedibili, bilanci comunali a rischio”. L'analisi nell'alto Cremasco

Nei giorni scorsi i sindaci cremaschi hanno sottoscritto un documento consegnato ai deputati Luciano Pizzetti e Cinzia Fontana per chiedere un intervento sui costi ormai fuori controllo degli affidi. Al riguardo i sindaci dell'Altocremasco paiono rassegnati. Come spiega l'assessore alle Politiche Sociali di Rivolta d'Adda Angelo Cirtoli, "è un problema con cui combattiamo da anni". Gli fa eco il sindaco di Spino d'Adda Paolo Riccaboni, che ha la delega al sociale: "Si tratta di spese imprevedibili che possono mandare a pallino il bilancio. C'è da dire che in questi anni si è lavorato tanto con Comunità Sociale per favorire il più possibile la compensazione tra comuni. Ad esempio, quando sono arrivate partite economiche straordinarie in Comunità Sociale, si è deciso di indirizzarne parte su queste problematiche".

 

Come avviene l'affido

“L'affido alla comunità avviene per lo più per decisione del Tribunale dei Minori o dopo l'intervento delle Forze dell'Ordine”, puntualizza il sindaco di Agnadello Giovanni Calderara e, come ha aggiunto il sindaco di Pandino Maria Luise Polig, "quando il Tribunale decreta che un minore va affidato a una comunità, così deve essere". Si tratta quindi di decisioni improvvise che non possono essere contestate.

 

L'aiuto di Comunità Sociale

Polig, che a Pandino ha cinque minori e una mamma in comunità, spiega che sul bilancio il costo è di circa 60 mila euro l'anno. "Ovviamente, in seguito al decreto del Tribunale, la spesa è dovuta e non prevedibile. Ci aiuta Comunità Sociale che copre il 50% della spesa che sosteniamo con la sua quota solidale, che ha un alto valore politico. Ma quando il decreto capita ai piccoli comuni il problema diventa molto serio".

 

Affidi in calo a Spino d'Adda

A Spino d'Adda - come spiega l'assistente sociale Barbara Maccalli, "grazie ai progetti preventivi messi in campo oggi siamo ai minimi storici sui collocamenti in comunità". Una mamma e due i minori in comunità di cui uno in comune con Rivolta d'Adda, l'unico caso presente a Rivolta, specifica Graziano Perrotta, assistente sociale rivoltano. La ragazzina diverrà maggiorenne quest'anno quindi lei e la madre usciranno dalla comunità, che costa 50 euro al giorno per il comune, la mamma si sostiene da sè. Continua Maccalli: "Non sono in previsione altri collocamenti in comunità. Preciso che è aumentato però negli ultimi anni l'investimento in ore di assistenza domiciliare per minori e incontri protetti e in progettualità con finalità preventive rispetto al collocamento".

 

A Rivolta solo un affido

A Rivolta d'Adda appunto c'è in comunità un solo minore, che costa, come spiega Perrotta, 32,60 euro al giorno. "Ma non vuol dire - puntualizza Cirtoli - queste cose sono imprevedibili. Quando il Tribunale decreta non c'è nulla che si può fare. Poi, i costi in comunità vanno dai 30, 40 euro al giorno ai 100 euro, dipende da dove la persona viene mandata".

 

Il caso di Agnadello

Ad Agnadello in comunità ci sono cinque persone, tra cui due minori con la mamma. Altri due minori sono in affido familiare, che costa 400 euro al mese, un salasso per un comune di neppure 4 mila abitanti. Calderara puntualizza che "i diritti dei bambini non si toccano e non è in discussione l'erogazione del servizio. Il comune paga quel che c'è da pagare per sostenere i minori. Quello che chiediamo è che le istituzioni a un livello più alto si interessino al problema. Questi provvedimenti prosciugano le finanze, non sono prevedibili, a volte non abbiamo idea di come pagarli e viene chiesto che il comune all'atto dell'ingresso del minore in comunità garantisca di poterla pagare. in più ci sono altre spese da sostenere, come quelle relative alle visite dei genitori. Agnadello non si tira indietro, ma ricorda che quelle per i minori in comunità non sono le uniche spese sociali che deve sostenere. Nel maggio del 2015 abbiamo scritto ai parlamentari del territorio chiedendo un loro interessamento. Ci siamo poi rivolti all'Anci Lombardia, ma la questione è stata girata all'Anci Nazionale ma da quel momento non abbiamo più saputo nulla".

 

Le richieste al Ministero

"Il Ministero – spiega il sindaco di Pandino, Polig - deve riconoscere la spesa come una partita di giro. C'è chi non vuole pagare la spesa per le mamme. Formalmente posso anche essere d'accordo, ma la pratica poi risulterebbe inapplicabile: non ho mai conosciuto ad oggi famiglie ricche in condizioni talmente disgraziate da dover ricorrere alla comunità. Si tratta indubbiamente di un grosso importo e di un grosso tema. Non metto assolutamente in discussione i provvedimenti presi dal Tribunale, ma non nego che le comunità costano". Per Polig una soluzione è quella di sostenere gli affidi famigliari, "supportando la rete anche amicale o del territorio per dare una mano a queste famiglie in difficoltà senza portar via loro i figli. Facciamo prevenzione e creiamo gruppi di affido a ore o a gruppo, con un impegno più leggero per chi dà la disponibilità ad aiutare".

 

La nuova normativa ISEE

"A Spino in questi anni il ricorso alla comunità è diminuito – commenta Riccaboni - e anche secondo noi, come per la collega di Pandino, è necessario incentivare forme alternative di intervento, come gli affidi, in primis in ambito parentale, presso i nonni o gli zii". Riccaboni fa presente che nel nuovo regolamento ISEE che sarò vagliato dall'Assemblea dei Sindaci di Comunità Sociale il 29 febbraio, è prevista la compartecipazione legata all'ISEE per tutte le forme di assistenza. Quindi le famiglie con una capienza reddituale dovranno compartecipare alla spesa, ma sarà una vittoria di Pirro, non solo perché i comuni da parte loro saranno tenuti a iniziare a pagare le RSA, ma anche perché, come rilevava Polig, la fragilità sociale spesso si accompagna alla fragilità economica, quindi le famiglie che potranno pagare saranno ben poche. Alla fine, ciò che può servire è la prevenzione, compito del servizio sociale".

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