31-05-2017 ore 21:23 | Economia - Associazioni
di Ilaria Bosi

Crema, assemblea della Libera artigiani. Bressanelli: “in due anni chiuse 156 ditte”

“Nel Cremasco continuano a chiudere le aziende artigiane. Se, infatti, al 31 dicembre 2015, il loro numero era sceso da 4.277 a 4.219 (-58), con una diminuzione degli addetti da 10.229 a 10.103 (-126), c’è stato un ulteriore calo lo scorso anno: le micro e piccole aziende sono calate da 4.219 a 4.151 (-68) e gli addetti da oltre 10.000 a 9.742 addetti (-361). In sostanza in soli due anni, hanno abbassato la saracinesca per non riaprirla più 156 ditte artigiane, mentre hanno perso il posto 487 lavoratori. Il 2017 non sembra promettere niente di buono, se andiamo a leggere le cifre nazionali diffuse da Unioncamere: sono già 15.606 le aziende in meno nei primi novanta giorni dell’anno, delle quali 10.942 sono quelle artigiane». Questi numeri che sono stati resi noti nell’assemblea annuale di bilancio della Libera artigiani, che si è svolta nei giorni scorsi nella sede dell’associazione, in via Di Vittorio.

Rilanciare il settore
“Se questa è la situazione – spiega il presidente dell’associazione, Marco Bressanelli - come è possibile mettere la parola fine alla moria degli artigiani cremaschi e rilanciare non solo il settore, ma il Cremasco intero essendo questo un territorio di micro, piccole e medie aziende?. In parole più crude: com’è possibile fermare il declino, anche se è opportuno sottolineare che gli artigiani cremaschi sono abituati stringere i denti la cinghia perché nessuno di loro vuole mai alzare bandiera bianca? Le cause che hanno portato questo Paese ad avere un incremento del Pil del solo 0,2% nei primi 90 giorni del 2017 - la metà che in Europa - restando il fanalino di coda della Ue, insieme alla Grecia (-0,1), sono tristemente note da tempo. Abbiamo il cuneo fiscale più alto d’Europa, il debito pubblico ha toccato un nuovo record nel marzo scorso (2.260,3 miliardi di euro), la pressione fiscale, tributaria e contributiva per gli artigiani vale il 66%; vale a dire che per ogni 100 euro di reddito, lo Stato in un modo o nell’altro si impossessa di 66 euro, e al imprenditore vanno solo 34 euro. Di questo passo, le aziende avranno sempre meno soldi da investire”.

La richiesta alla nuova amministrazione
“Ma che cosa possiamo fare noi cremaschi – prosegue Bressanelli - per ottenere un rilancio economico e una migliore qualità della vita? Speriamo che il messaggio, arrivi forte e chiaro al futuro sindaco e alla futura maggioranza di governo di Crema. Da loro ci aspettiamo una cosa in particolare: che si comprenda, una volta per tutte, che la priorità di una città capo comprensorio è quella di costruire - insieme alle associazioni di categoria - una prospettiva di crescita economica solida e costante. Il rigore e i sacrifici compiuti dalle imprese cremasche in questi anni non hanno, purtroppo, trovato riscontro in misure di rilancio dell’economia locale. Abbiamo già in altre occasioni tracciato alcune priorità che, purtroppo, rimangono le stesse da troppo tempo perché non è stato ancora possibile fare la spunta degli obiettivi realizzati da parte della politica”.

Le priorità per il territorio
“A Crema serve una tangenzialina al servizio delle due più importanti zone produttive di Crema (ex Olivetti e Pip di Santa Maria) nelle quali lavorano almeno 2 mila dipendenti. I cremaschi hanno bisogno della Banda Larga che, nell’era della digitalizzazione, è uno dei servizi ormai indispensabili per aziende e cittadini. Il Cremasco deve diventare un territorio in grado di attrarre nuove imprese e incoraggiare l’ampliamento di quelle già esistenti perché solo così si possono creare più occupazione e benessere. Infatti, il tema principale per i nostri concittadini resta il lavoro, come dovrebbe esserlo anche per i politici. Obiettivo che si può raggiungere – conclude il presidente - con aggressivi pacchetti di marketing territoriale basati sulla fiscalità di vantaggio che stanno facendo la fortuna economica di città a noi vicine. Per esempio ci sono alcuni comuni che hanno scontato l’Imu sui capannoni; altri che hanno puntato sulla diminuzione degli oneri di urbanizzazione, altri ancora sulla raccolta dei rifiuti a costo zero per le imprese, e ci sono enti locali che hanno puntato sugli sgravi “eccezionali” per chi insedia l’azienda in aree dismesse da riqualificare. In poche parole, i politici devono darsi una mossa perché con le sfide che abbiamo di fronte - fra queste l’Area vasta e la ristrutturazione delle Camere di commercio - dobbiamo, come territorio, diventare interlocutori forti e credibili. Basta con i tavolini e i tavolinetti; il mondo è cambiato, la politica deve adeguarsi a dire dei sì e dei no assumendosene la responsabilità”. La Libera artigiani ha presentato, infine, un bilancio 2016 di grande equilibrio con un attivo di 12mila euro, frutto di un’associazione che ha trovato entusiasmo e voglia di fare squadra e che si è posta traguardi ambiziosi. Ed è per questo che il presidente Bressanelli ha voluto ringraziare tutti gli associati, il consiglio direttivo, la giunta esecutiva, il nuovo direttore Renato Marangoni, i collaboratori e i consulenti, fino all’ultimo degli apprendisti per i risultati raggiunti.

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