23-04-2018 ore 11:31 | Economia - Associazioni
di Lidia Gallanti

Morti e lavoro. Anmil: 'controlli insufficienti. Urgente investire in sicurezza e formazione'

Aumentano le malattie professionali e gli infortuni sul luogo di lavoro, fino ad estreme conseguenze. A dieci anni dall'introduzione del Testo unico sulla sicurezza dei lavoratori (QUI il link) i dati raccolti dall'Istituto nazionale Inail tracciano un panorama preoccupante, su scala nazionale e locale. Negli ultimi dieci anni il conto è di 13.100 decessi in tutta Italia, 67 solo nel mese di gennaio. Di questi, tredici sono avvenuti in Lombardia, tre in più rispetto all’anno precedente.

 

Infortuni e malattie in provincia
"Con l’inizio della crisi e l’aumento di lavoratori licenziati o in cassa integrazione si è ridotto il numero d’infortuni e morti sul lavoro", spiega Mario Andrini, presidente provinciale Anmil. "La ripresa economica ha portato un nuovo picco". Nel 2017 si contano circa 550 infortuni nella provincia di Cremona, 346 quelli registrati nel solo mese di gennaio 2018. La maggiore incidenza riguarda il comparto agricolo e metalmeccanico. Tendenza preoccupante anche per le malattie professionali: nel 2017 si contano 241 certificazioni sul territorio provinciale. Altre 27 nei primi 31 giorni del 2018. “La maggior parte sono vittime dell’amianto, con patologie che vanno dall’asbestosi allo sviluppo di tumori”.

 

'Controlli insufficienti'

Lunedì 9 aprile sarà il decimo anniversario dall’approvazione del testo unico sulla sicurezza professionale. “Una normativa valida e necessaria, ma buona parte delle disposizioni non sono mai state attuate. Mancano controlli sui sistemi, spesso gli impianti sono vecchi e senza revisione. Secondo Andrini il problema sta nella mancanza di personale addetto al controllo sicurezza: “Sul territorio provinciale sono attivi solo tre tecnici nominati dal Ministero. A questi si aggiungono gli operatori dell’Ats val Padana, comunque insufficienti".


Investire sulla sicurezza dei dipendenti

"È troppo semplice dare la colpa al lavoratore. È l’anello più debole catena produttiva, il primo a rimetterci. Buona parte degli infortuni di media e grave entità – compreso l’ultimo avvenuto a Treviglio il giorno di Pasqua – è dovuto ad esplosioni o al malfunzionamento di macchinari". Il problema riguarda soprattutto le piccole e medie imprese: “i fondi a livello europeo non mancano, così come i progetti a livello regionale. Le grandi imprese stanno investendo molto sulla sicurezza dei lavoratori. Le realtà di piccole dimensioni devono fare i conti con il budget, spesso la salute scivola in secondo piano”.

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