22-12-2014 ore 20:45 | Economia - Sindacati
di Paolo Carelli

Occupazione. L'annus horribilis del settore alimentare: mobilità alla Danone e alla Sorini, ripresa lenta alla Bakemark. Il futuro della Galbani di Casale Cremasco

Anche il settore alimentare comincia ad avvertire i segni della crisi; tradizionalmente considerata anticiclica, l’industria del cibo ha vissuto i primi segnali preoccupanti anche nel nostro territorio. La contrazione dei consumi ha investito la dimensione quotidiana delle persone e l’alimentare ne ha risentito; i segnali che provengono dagli stabilimenti del comparto dislocati nel cremasco non sono certamente incoraggianti, anche se s’intravedono spiragli per un’inversione di marcia, se opportunamente sostenuti da iniziative che devono necessariamente provenire dalle sfere governative nazionali.

 

I fronti aperti

L’annus horribilis del settore alimentare ha toccato almeno tre fronti: la Danone di Casale Cremasco, con la decisione della proprietà di rinunciare allo stabilimento e alla produzione, la Sorini di Castelleone e la Bakemark di Crema. In controtendenza, almeno per quanto riguarda lo sviluppo sul nostro territorio, la Galbani di Casale Cremasco che acquisirà personale dal vicino stabilimento di Caravaggio in via di smantellamento e si propone come polo strategico nazionale dell’azienda.

 

Alla Danone avviate le procedure di mobilità

Il caso più chiacchierato dell’intero 2014 è stato senza dubbio quello della Danone dove, dopo il percorso di chiusura avviata in estate, sono state aperte le procedure di mobilità per i lavoratori: “l’accordo siglato con le organizzazioni sindacali – spiega Ivan Zaffanelli, segretario generale della Fai-Cisl Asse del Po – prevede l’uscita di lavoratori in due tranche: sono 42 quelli che andranno in mobilità entro il 31 dicembre, mentre un centinaio, 13 impiegati della sede amministrativa di Milano e 87 operai dello stabilimento, lo faranno entro il 31 luglio 2015. L’accordo prevede una fuoriuscita di diciotto mensilità più altre mensilità che variano a seconda del carico famigliare e dell’anzianità di servizio, a cui si aggiunge una cifra di 25mila euro per i lavoratori in uscita al 31 dicembre e 10mila euro per gli altri”.

 

Produzione garantita dagli interinali

Il paradosso, tuttavia, è che mentre sono in corso le procedure di mobilità e le ricollocazioni (alcuni lavoratori sono già stati ricollocati grazie a meccanismi di outplacement), la produzione alla Danone prosegue grazie agli interinali, per via di una ripresa delle commesse che nemmeno la proprietà si aspettava.

 

La Sorini e la "gestione non oculata"

Crisi aperta anche alla Sorini di Castelleone, azienda dolciaria che, come tale, ha sempre vissuto di andamenti stagionali: mobilità avviata per 15 persone (divisi a metà tra impiegati e operai) e forza-lavoro che attualmente consta di circa ottanta “produttivi”. “Qui – spiega Maurizio Bertolaso, segretario Flai-Cgil di Cremona – siamo in una situazione di problema finanziario, di mancanza di liquidità dovuta a una gestione non oculata degli anni passati. Ora siamo nella fase del concordato preventivo e in attesa di vedere gli sviluppi”.

 

Lavoratori stagionali per pochi giorni

Nell’azienda di Castelleone, la cassa integrazione straordinaria è in vigore da circa un anno, ma ha riguardato a rotazione principalmente il personale impiegatizio e amministrativo, mentre la produzione ha continuato a regime grazie anche all’innesto di lavoratori stagionali; solo che se fino a pochi mesi fa, si poteva garantire una durata anche lunga del lavoro stagionale, ora l’azienda si serve di lavoratori interinali chiamati con contratti di pochi giorni e settimane. “La crisi è arrivata anche qui – commenta Roberto Bonfatti, operatore sindacale Cisl che sta seguendo le vertenze proprio alla Sorini – non tanto per il mercato estero, ma per i consumi interni che sono rallentati pesantemente e hanno intaccato anche quei beni alimentari non primari, come il dolciario”.

 

Bakemark: verso la ripresa

Spiragli positivi, invece, giungono dalla Bakemark di Crema; nello stabilimento di viale Santa Maria della Croce, si prosegue con cassa integrazione a rotazione, che tuttavia sta diminuendo grazie alla progressiva acquisizione di volumi di commesse e a un fondo finanziario siglato due anni fa che ha parzialmente riportato un po’ di respiro tra i lavoratori. “Il 2014 – si sbilancia Zaffanelli – potrebbe essere l’ultimo anno di cassa integrazione a rotazione ed è auspicabile che dal 2015 la produzione possa stabilizzarsi su basi più solide”.

 

Galbani, Casale Cremasco polo strategico?

Prospettiva che sembra interessare anche la Galbani di Casale Cremasco: il saldo per il territorio è positivo, dal momento che circa cento unità saranno acquisite dallo stabilimento di Caravaggio e dalle scelte industriali effettuate dalla proprietà sembrerebbe che il polo casalese possa diventare strategico a livello nazionale e internazionale nell’ambito delle attività dell’azienda. Non c’è da gioire, dal momento che nel complesso le unità impiegate non aumenteranno, ma la scelta di puntare su Casale Cremasco in alternativa a Caravaggio può rappresentare una boccata d’ossigeno per il territorio.

 

Il futuro del settore

Sul futuro del settore alimentare, tuttavia, si addensano ancora nubi. Ne è convinto lo stesso Bertolaso: “non vedo grossi spiragli, il settore ha la caratteristica di andare in controtendenza rispetto agli altri, tanto è vero che mentre altri comparti sono entrati in crisi già nel 2008, l’alimentare ha tenuto e la situazione è peggiorata solo un anno e mezzo fa. Il punto è che il futuro del settore dipenderà molto dalle scelte del governo nazionale, non tanto in termini di politiche industriali, quanto di rilancio di consumi. Senza una ripresa dell’occupazione e un aumento dei salari, il rischio è di vedere contrarsi ulteriormente gli spazi per il rilancio della produzione alimentare”.   

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