19-12-2014 ore 14:15 | Economia - Cremona
di Paolo Carelli

Cremona. Assemblea dei dipendenti della Provincia e occupazione del consiglio. A rischio decine di posti di lavoro. Dusi (Cisl): "tasse invariate e meno servizi"

Assemblea molto partecipata questa mattina presso l’Amministrazione Provinciale di Cremona, dove i circa 300 dipendenti hanno voluto far sentire la propria voce contro il depotenziamento del ruolo e delle funzioni dell’ente, già ampiamente ridimensionati in seguito alla riforma elettorale che l’ha trasformato in organismo di secondo livello.

 

La paura della perdita del lavoro

Presenti all’incontro, promosso unitariamente da tutte le sigle sindacali, anche alcuni rappresentanti del mondo della politica, come il deputato cremasco di Sel Franco Bordo. Tra i lavoratori serpeggia paura e preoccupazione e comincia a manifestarsi anche il fantasma della perdita del lavoro, condizione che fino a poco tempo fa sembrava estranea al pubblico impiego.

 

La "crisi" del pubblico impiego

Lo sottolinea in maniera lucida Roberto Dusi, segretario generale della Fp-Cisl Asse del Po, l’organizzazione che aggrega le vecchie segreterie provinciali di Cremona, Lodi e Mantova del sindacato cattolico. “Oggi possiamo dichiarare ufficialmente aperta la crisi del pubblico impiego – afferma – come effetto di tagli lineari indiscriminati e senza logica. Una crisi che pagheranno i cittadini, a cui non potranno più essere garantiti i servizi, e i lavoratori che rischiano seriamente la perdita del posto di lavoro”.

 

Emendamento per mantenere le funzioni

Mentre la legge di stabilità sta compiendo il suo tortuoso iter in Parlamento, un emendamento che stabilisce il mantenimento di alcune funzioni chiave alle province è stato recepito; ma ciò non è sufficiente perché si dormano sonni tranquilli rispetto al futuro di questi enti locali e dei loro dipendenti e operatori. Questo perché l’istituto della mobilità, anche laddove garantito, si baserà sui fabbisogni di personale richiesti dagli altri enti, come comuni o tribunali.

 

Più tasse, meno servizi

“Il problema – prosegue Dusi – è che molti comuni hanno davvero bisogno di personale, ma spesso per ragioni finanziarie non fanno richiesta, non avendo le coperture economiche per garantire la spesa e non potendo sforare il patto di stabilità. E’ davvero una situazione paradossale che porterà ad eliminare progressivamente funzioni e dipendenti, ma lasciando invariate le spese e la pressione fiscale a carico dei cittadini. La gente continuerà a pagare le tasse, ma non avrà più servizi e migliaia di persone in tutta Italia resteranno senza lavoro”.

 

Migliaia di lavoratori coinvolti

Nella sola Lombardia, sono circa 2.800 i dipendenti delle province, a cui va aggiunto l’enorme esercito dei precari che saranno i primi a essere penalizzati dai tagli della legge di stabilità e dal nuovo corso di riorganizzazione del comparto pubblico. Numeri da crisi aziendale vera e propria, di quelle che farebbero aprire tavoli di confronto con il ministero e le parti sociali. “Questa situazione – sbotta Dusi – dimostra che i tanto decantati privilegi del pubblico impiego in realtà non esistono; si tratta di lavoratori che non hanno accesso alle normali procedure di mobilità e cassa integrazione, per esempio. Inoltre, anche il trasferimento presso altri enti va fatto attraverso una mappatura dei fabbisogni, altrimenti non è più né mobilità né razionalizzazione, ma deportazione”.

 

"Maroni se ne lava le mani"

Il futuro è incerto: il presidente della Regione Roberto Maroni, a cui sono state temporaneamente assegnate le funzioni che erano proprie delle “vecchie” province, garantisce che queste verranno ritrasmesse alle province stesse. “Ma senza un piano, è come lavarsene le mani; è inutile assegnare le funzioni se vengono tagliate le coperture economiche e si lasciano a casa i dipendenti. Noi siamo per la razionalizzazione, anche andando a scovare le inefficienze che si annidano nel pubblico impiego e che nessuno nasconde, ma ci vuole programmazione e volontà politica di salvare funzioni e personale”.

 

L'occupazione dell'aula consigliare e il presidio in Regione

Al termine dell’assemblea, i lavoratori hanno occupato simbolicamente l’aula consigliare, come avvenuto già in decine di altre province italiane; la protesta proseguirà lunedì con un presidio sotto Palazzo Lombardia, sede del governo regionale. 

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