19-11-2014 ore 20:17 | Economia - Aziende
di Ramon Lombardi

Monterrey, Tci Global Conference. I cluster come strumento di reindustrializzazione: l'intervento della cremasca Ilaria Massari

Sì, proprio così, alla luce dell’attuale panorama economico e finanziario il modello di sviluppo dei cluster si può ritenere a tutti gli effetti come uno strumento necessario per rilanciare il territorio. Questo è il tema dell’intervento di Ilaria Massari realizzatosi all’interno della diciassettesima TCI Global Conference che si è svolta nei giorni scorsi (10-13 Novembre) in Messico, a Monterrey. TCI Network è la rete globale tra importanti organizzazioni e professionisti con una profonda esperienza in ambito di reti di impresa e competitività, che collaborano in un contesto unico e pratico per promuovere la competitività, l'innovazione e lo sviluppo di cluster.

 

Cambiamenti socio-economici

Il filo rosso di queste quattro giornate fitte di interventi è: creare valore condiviso attraverso i cluster per la sostenibilità futura. Reindustria ha generato un caso di studio a livello internazionale grazie alla sua dimostrata capacità di rilancio, questo l’oggetto dell’intervento di Ilaria Massari, sei anni di lavoro in Reindustria e ora assegnista al Politecnico di Milano. È stato infatti protagonista di importanti cambiamenti socio-economici a partire dall’epoca di Camillo Olivetti (che andò persino in Silicon Valley, nel 1880, per poi tornare in Italia e realizzare la prima macchina da scrivere elettronica al mondo), fino ad oggi, momento in cui l’unico modo per le PMI di mantenere un livello di competitività alto è avere obiettivi comuni e creare un sistema di supporto dinamico e coeso, da un lato per sopperire alla barriera dimensionale, fare massa critica ed economie di scala, dall’altro per sviluppare gli asset intangibili (fiducia e visione) fertili di un’imprenditoria di qualità che anni fa era agevolata dalla stessa lungimiranza di Adriano Olivetti.

 

Recupero dell’area Olivetti

Nel ’95 lo stato di necessità, dato dalla chiusura dello stabilimento, portò a creare una forte e strategica alleanza pubblico privata (concretizzata in Reindustria) che fu indispensabile per coordinare le attività relative al recupero produttivo dell’area Olivetti, nascita di nuove 205 pme, creazione di 735 nuovi posti di lavoro e realizzazione di investimenti complessivi pari a 72,7 miliardi di euro, così come oggi è necessario il suo lavoro per coordinare i cluster che si sono sviluppati in questi ultimi anni.

 

La world-class cluster

Che hanno carte da world-class cluster, di valenza internazionale. In questo contesto, riuscire ad adeguarsi ai cambiamenti, adeguando anche il sistema di servizi e garantire un ecosistema favorevole all’innovazione, crea un forte vantaggio competitivo di territorio. È questa oggi la qualità di Reindustria, recepire i nuovi segnali dalle aziende per poi dare le risposte insieme ai soci che ne fanno parte, attuando uno sviluppo economico-sociale del territorio locale attraverso iniziative pubblico/private, valorizzando le eccellenze tramite il marketing territoriale e sviluppando, soprattutto, iniziative di cluster.

 

Specializzazioni locali

Oramai dal 2005, il lavoro di Reindustria si è incentrato sulla costante mappatura delle specializzazioni locali e delle priorità di intervento grazie al modello della tripla elica, che ha permesso di individuare tre specializzazioni territoriali: cosmesi, metalmeccanico e agrofood. Dal 2006 ad oggi le aziende coinvolte nel Polo Tecnologico della Cosmesi nella partecipazione alle fiere sono state circa 360 per un totale di 2.295.050 euro. Tutto il lavoro incentrato sullo sviluppo della rete del Polo ha portato alla costituzione dell’associazione del Polo della Cosmesi nel luglio 2014 e alla firma di un accordo di collaborazione con la Cosmetic Valley francese. La figura di un manager di Rete e il coordinamento di Reindustria è stato catalizzatore di soluzioni immediate alle aziende, coordinando i rapporti e il supporto agevolativo, con Camera di Commercio di Cremona, offrendo un’alta specializzazione delle risorse umane.

 

Maggiore visibilità a costi ridotti

L’interesse nel fare rete è stato dimostrato anche dalla nascita nel 2009 del Cluster Mec che ad oggi comprende 65 aziende del settore e la costituzione nel 2013 della neo rete Made in Crema nel settore agroalimentare, un’altra specializzazione del territorio cremasco. Le aziende hanno capito che far parte di un cluster porta, oltre al crescente capitale relazionale (da non sottovalutare) ad una maggiore visibilità, a una riduzione dei costi, a una maggiore garanzia verso i clienti, a un aggiornamento on time su regolamentazioni, a un aumento della qualità dei prodotti, a una disponibilità di risorse umane specializzate e alla circolazione dell’innovazione che porta ad un aumento a sua volta della visibilità.

 

Dinamiche collaborazioni di filiera

Sono elementi concreti che si sommano alle capacità imprenditoriali e alle competenze tecniche che solo le aziende sono in grado di coltivare tramite dinamiche collaborazioni di filiera. Insomma, per creare un ecosistema innovativo, il modello dei cluster comprende l’affiancamento di un ente con il ruolo di collante, affinché gli ingredienti si amalgamino tra loro nel migliore dei modi per ottenere una ricetta di successo.

190