12-02-2017 ore 12:32 | Economia - Sindacati
di Gianni Carrolli

Metalmeccanici. Aziende in stato di crisi e licenziamenti, solo timidi segnali di ripresa

Se di piena ripresa non si può ancora parlare, di un miglioramento certo sì: nel secondo semestre 2016 il settore metalmeccanico ha visto il dimezzamento del numero di aziende che permangono in stato di crisi, passate da 1056 a 612. Questo, secondo la Fim Cisl Asse del Po, “a dimostrazione del fatto che alcune imprese sono riuscite a riagganciare i seppur timidi segnali di ripresa assestandosi su situazioni di tenuta che, tuttavia, non consentono quella crescita occupazionale di cui, invece, avremmo bisogno per riassorbire le troppe persone rimaste senza lavoro in questi ultimi anni”.

 

Gli ammortizzatori sociali

Diminuisce anche il ricorso alla cassa integrazione: da luglio a dicembre 2016 sono 441 le aziende che hanno beneficiato della cig ordinaria (contro le 865 del primo semestre) e 110 di quella straordinaria (139 sei mesi prima); aumenta, infine, il ricorso alla cassa in deroga, arrivando a coinvolgere 70 aziende. Nella nota diramata dalla Fim Cisl (integrale in allegato) si segnala anche la diminuzione del numero di licenziamenti, che con i 1091 del secondo semestre compongono fanno salire a quota 4.381 i lavoratori collocati in mobilità. Calo anche per i contratti di solidarietà (-46% nel secondo semestre): con le 22 nuove stipule si assesta a 168 il numero di accordi del 2016, per un totale di 17462 lavoratori coinvolti.

 

Come uscire dalla crisi

Quattro le indicazioni del sindacato per la ripresa dell’occupazione: relazioni sindacali più forti e responsabilità sociale delle imprese; impegno delle istituzioni sulle politiche industriali; piani industriali e di sviluppo e investimenti da parte delle imprese; infine, piani sociali per l’occupazione, contratti di solidarietà e politiche attive del lavoro. “La Fim Cisl Lombardia – scrivono i referenti nella nota – richiama con forza imprese ed istituzioni ad una maggiore consapevolezza dei problemi del settore e ad affrontare con urgenza, e in modo adeguato, i nodi che alimentano la crisi, soffocano l’occupazione e ostacolano il rilancio del settore industriale”.

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