11-12-2014 ore 12:00 | Economia - Sindacati
di Paolo Carelli

Cgil-Uil. Lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre riavvicina i due sindacati e "isola" la Cisl. Nel mirino Jobs Act e legge di stabilità. Il sindacato cattolico rivendica il miglioramento della riforma

A imprimere la svolta è stato Carmelo Barbagallo, da nemmeno un mese segretario generale nazionale della Uil, che ha rotto gli indugi e, invertendo la tradizione attendista del suo predecessore Luigi Angeletti, all’indomani dell’elezione ha annunciato l’adesione allo sciopero generale già convocato dalla Cgil, che avrà il suo corso venerdì 12 dicembre. “Così non va” è lo slogan della manifestazione, che mira a denunciare le storture dei due pilastri del governo in materia economica: il Jobs Act e la legge di stabilità.

 

Lo "schiaffo" del ministro Poletti alla Uil

Un aspetto che viene sottolineato da Mino Grossi, segretario provinciale della Uil. “La nostra impostazione è sempre la stessa – spiega – e cioè quella del confronto; ma se il governo chiude le porte in faccia e mostra un atteggiamento di sufficienza e disattenzione verso sindacati e lavoratori, noi non abbiamo altra strada che lo sciopero generale”. A dirigenti e iscritti Uil non è andato giù lo “schiaffo” ricevuto dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, ospite del congresso nazionale del sindacato lo scorso novembre, ha rinunciato all’ultimo momento al suo intervento, dichiarando di non avere il “mandato del governo” a esprimersi; anche questo episodio ha accelerato il processo di avvicinamento della Uil alla Cgil, che Grossi giudica “positivo”, ma che auspica come una “parentesi in attesa di riprendere un discorso più unitario”.

 

Una svolta nelle relazioni sindacali

La partecipazione della Uil alla giornata di otto ore di astensione dal lavoro in tutti i comparti rappresenta un passaggio rilevante all’interno delle complesse relazioni tra i tre grandi sindacati confederali: da un lato rafforza l’unità tra due organizzazioni storicamente provenienti dallo stesso ceppo originario del movimento operaio, e dall’altro “isola” la Cisl, il sindacato di tradizione cattolica che sul Jobs Act e sulle politiche economiche del governo mantiene un atteggiamento prudente ed esprime un giudizio positivo su alcuni aspetti, sebbene non più tardi di una settimana fa abbia messo a sua volta in campo uno sciopero nel settore pubblico.

 

Il documento della Cisl

Proprio tra iscritti e organismi dirigenti territoriali della Cisl, nelle scorse settimane è circolato un documento del Dipartimento Politiche del Mercato del Lavoro che analizza in profondità tutti gli aspetti della riforma del lavoro: la Cisl rivendica l’accoglimento da parte del governo di alcune proprie storiche istanze, come l’estensione della cassa integrazione anche in caso di cessazione (non definitiva, s’intende) dell’attività o l’estensione dell’Aspi (l’indennità di disoccupazione) anche ai lavoratori con contratti atipici oppure ancora il percorso verso il superamento di alcune tipologie contrattuali. D’altro canto, tuttavia, il sindacato guidato dal neosegretario Annamaria Furlan mantiene alcune perplessità, una su tutte la timidezza del governo nell’estendere l’indennità di maternità a tutte le lavoratrici, battaglia che la Cisl porta avanti da diversi anni.

 

 

Uno sciopero "politico"

A livello locale, la linea pragmatica della Cisl è confermata da Mario Uccellini, segretario dell’Asse del Po, il nuovo organismo che nell’ambito della riorganizzazione territoriale operata dal sindacato ha sostituito le segreterie provinciali di Lodi, Cremona e Mantova. “Rispettiamo tutti i lavoratori che credono nello sciopero come uno strumento decisivo in questo contesto – sostiene Uccellini – ma noi la pensiamo diversamente e crediamo che il governo vada incalzato sui singoli punti del Jobs Act, una legge che ha bisogno di migliorie, ma che presenta anche alcuni indubbi passi in avanti rispetto al passato. Mi sembra che quello del 12 dicembre sia uno sciopero con motivazioni politiche, quando negli anni passati di fronte a riforme molto più gravi non lo abbiamo fatto”. Il riferimento è allo sciopero di “sole” tre ore che i sindacati organizzarono in occasione della riforma Fornero (nel 2011, anche allora era il 12 dicembre) e ai tentennamenti che nel 2010, in pieno governo Berlusconi e nel pieno della crisi economica, impedirono al segretario generale della Cgil Susanna Camusso di indire uno sciopero generale chiesto a gran voce dalla base.

 

"La Cgil non è più sola"

“Oggi la Cgil non è più sola – rivendica tuttavia il segretario provinciale Rita Brambini – a dimostrazione di come non siamo un’organizzazione solamente di protesta, come ci definisce qualcuno. In questo momento di crisi, dove il livello di ricattabilità è più alto, aderire allo sciopero ha un valore ancora maggiore; rinunciare a una giornata di stipendio è una cosa che nessun lavoratore fa a cuor leggero, soprattutto in un momento come questo, dove moltissime persone nemmeno ce l’hanno uno stipendio”. Alle critiche sulla tempistica (la giornata di venerdì, la concomitanza con le commemorazioni della strage di Piazza Fontana), la Brambini risponde rispolverando l’orgoglio sindacale. “Lo sciopero perfetto non esiste, confido in un’adesione massiccia, in uno svuotamento delle fabbriche e dei luoghi di lavoro per l’intera giornata. Il Jobs Act non dedica una riga a come creare occupazione; anche gli imprenditori del nostro territorio con cui interloquiamo se ne sono accorti e concordano nel sostenere che il problema del mercato del lavoro non è l’articolo 18, ma la burocrazia e l’assenza di una politica industriale”.

 

Manifestazioni a Milano e Brescia

In questo clima, che non sembra per il momento intaccare le relazioni a livello territoriale, la giornata del 12 dicembre si preannuncia ostica per il governo Renzi; preceduto da assemblee nei luoghi di lavoro che, secondo i sindacalisti locali, sono state partecipate e hanno messo in risalto le preoccupazioni dei lavoratori, lo sciopero generale vedrà manifestazioni in 54 piazze italiane. In Lombardia, previsti due appuntamenti, uno a Milano con corteo da Porta Venezia a Piazza Duomo aperto dall’associazione dei parenti delle vittime di Piazza Fontana, e uno a Brescia (dove ci sarà la rappresentanza cremonese), con corteo da Piazza Garibaldi a Piazza della Loggia, altro luogo simbolo della storia democratica e sindacale italiana. Almeno otto i pullman previsti dalle due organizzazioni cremonesi, oltre a diverse adesioni spontanee. 

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