04-11-2016 ore 10:37 | Economia - Rivolta d’Adda
di Katia Parati

Rivolta d’Adda. Polo delle microalghe, lo Spallanzani ricerca un futuro sostenibile

Che le microalghe avessero un’enorme potenzialità di utilizzo nei diversi settori della emergente green economy è da tempo cosa nota, ma pochi sono a conoscenza del fatto che uno degli istituti di ricerca che si occupa dello studio di questa nuova biotecnologia si trova nella campagna cremonese. A Rivolta d’Adda, infatti, l’istituto sperimentale italiano Lazzaro Spallanzani da diversi anni studia come utilizzare le microalghe per rilanciare settori in difficoltà e per uno sviluppo economico sostenibile, al fine di ridurre il consumo d’energia e di risorse naturali oltre che di promuovere il riciclaggio e l’utilizzo delle risorse rinnovabili.

 

Progetto triennale

Il 26 ottobre, presso la sede della Provincia di Cremona è stato dato il via al progetto Il Polo delle Microalghe - Le Microalghe per il trattamento e la valorizzazione di reflui e sottoprodotti agro-zootecnici e caseari, vincitore del bando di Fondazione Cariplo. Il progetto, della durata di 3 anni, avrà un costo complessivo di circa 2 milioni di euro e sarà cofinanziato da Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, istituto Spallanzani, Politecnico di Milano e polo territoriale di Cremona, Università degli studi di Milano Bicocca, Centro di ricerca per le produzioni foraggere e lattiero casearie, Provincia di Cremona, Camera di commercio, Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste.

 

Il Polo delle microalghe

La proposta progettuale nasce da una precisa esigenza che riguarda la provincia di Cremona, territorio ad alta vocazione agricola, che da anni, insieme ad altre zone della Lombardia, sta cercando di individuare trattamenti tecnicamente ed economicamente convenienti per la rimozione d’azoto e di altri nutrienti dalle acque reflue di origine zootecnica e dai sottoprodotti lattiero caseari, ma la questione non è ancora stata risolta in modo soddisfacente. A tal proposito, il progetto Il Polo delle microalghe si propone la realizzazione di un centro di sperimentazione e lo sviluppo di tecnologie innovative che prevedono l’utilizzo di microalghe per la mitigazione dell’impatto dei reflui sul nostro bacino idrico e la loro trasformazione in nuovi prodotti da valorizzare in differenti settori già consolidati sul nostro territorio, quali il cosmetico, il mangimistico, l’energetico e l’agricolo. S’indagherà inoltre la possibilità di produrre poliidrossialcanoati (Pha) da destinare alla produzione di bioplastiche. I risultati del progetto potranno apportare importanti benefici a livello ambientale, semplificando le procedure e diminuendo i costi connessi ad una gestione più sostenibile dell’azienda, promuovendo nello stesso tempo la crescita e lo sviluppo di nuove attività nel settore secondario del territorio.

 

Prevenzione e rivoluzione

Le microalghe sono microrganismi fotosintetici presenti in tutti gli ecosistemi acquatici e terrestri. Possono crescere rapidamente e vivere in condizioni difficili grazie alla loro struttura semplice. I numerosi studi esistenti sulla gran varietà microalgale e sui loro preziosi derivati d’alto interesse indicano che le microalghe possono potenzialmente rivoluzionare un gran numero di settori delle biotecnologie, come quello dei biocarburanti, dei cosmetici, la farmaceutica, il settore della nutrizione e degli additivi alimentari, l’acquacoltura così come nella prevenzione dell'inquinamento e il sequestro biologico della CO2 (Chisti 2007; Mata et al, 2010).

 

Mercato internazionale

Nel prossimo futuro i prodotti derivati dalle microalghe potrebbero avere un potenziale di mercato a livello mondiale di 25-50 miliardi di dollari l'anno, suddiviso in produzione di biodiesel, per l'assorbimento della CO2 e per la produzione d’integratori. Nel 2015, il valore di mercato per i prodotti derivati da microalghe è stato stimato intorno ai 1000$/ton per gli integratori alimentari, di 600$/ton per la produzione di biodiesel e di 30$/ton per le produzioni destinate all'assorbimento della CO2 (Meisner, 2007).

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